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Giorgio, Massimo e Giuliano: «Dialoghiamo con la Cdl»

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Eppure, rilette alla luce delle novità di ieri, le parole di Giorgio Napolitano pubblicate quel giorno dalla Stampa acquistano una luce assai attuale. Mentre impazzava la polemica tra i poli sul verdetto delle elezioni e si sprecavano le sciabolate reciproche sulla regolarità del voto, Napolitano affidava al quotidiano torinese un'esortazione alla costruzione di dialogo e «larghe intese in vari campi. Occorre un dibattito vero e spirito di collaborazione: il luogo per un avvicinamento - ricordava l'ex dirigente migliorista del Pci - è il Parlamento». Napolitano rammentava che se da un lato c'è «un risultato netto, anche se di misura, del centrosinistra per quel che riguarda le maggioranze nei due rami del Parlamento», dall'altro lato c'è da considerare «come sia estremamente difficile la situazione parlamentare, specie in Senato. Quindi nessuno scandalo che possa affacciarsi un'ipotesi di grande coalizione, ma essa - continuava il senatore a vita - avrebbe presupposto un confronto ben più pacato e costruttivo tra opposizione e maggioranza negli scorsi cinque anni». Un approccio pacato e obiettivo, che Napolitano ribadiva segnalando come, «pur non dissimulando» la propria storia politica, da senatore a vita avvertisse molto «la responsabilità di giudicare di volta in volta in base al criterio dell'interesse generale delle istituzioni. Vale anche per la fiducia al governo. Non mi sento tenuto a obbedienze di partito, ma nemmeno al silenzio o all'assenza dal voto». Riflessioni che denotavano una spiccata attitudine a riscuotere consensi anche sull'altro versante politico. Tornando alla rassegna stampa del 14 aprile, è curioso constatare come sui principali quotidiani comparissero quel giorno - e con ampio risalto - le valutazioni di altri nomi in lizza per il Quirinale. Giuliano Amato, ad esempio, proprio il 14 aprile siglava sul Sole-24 Ore un'analisi - tratta da un libro co-firmato dall'ex premier - in cui spiegava i requisiti di un vero leader, che «deve essere un buon mix tra Alessandro Magno e Penelope, possedere cioè una doppia attitudine: la capacità di guardare e di spingere avanti e quella di cucire, di mettere i pezzi insieme». Maggiore attenzione avrebbe però destato l'intervista rilasciata dal presidente Ds Massimo D'Alema al Corriere della Sera. Nella conversazione (che rompeva un lungo silenzio con il quotidiano di via Solferino), D'Alema chiedeva a Silvio Berlusconi di riconoscere la sconfitta e abbassare i toni, ma al contempo apriva al dialogo sull'elezione del capo dello Stato e, prima ancora, su quella dei presidenti delle Camere. E non si trattava solo di «mercato delle poltrone», rimarcava il presidente Ds, che accennava agli «scogli enormi» che il Paese ha di fronte, sollecitando per esempio il centrodestra a una riflessione sul referendum confermativo riguardante le riforme istituzionali.

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