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Contro «baffino» il Cavaliere minaccia lo sciopero fiscale

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Al Palalido di Milano per la manifestazione elettorale per Letizia Moratti, hanno ribadito di non essere disponibili a votare il presidente dei Ds, ma tra loro ci sono stati dei «distinguo» sulle soluzioni alternative. Silvio Berlusconi ha alzato i toni al massimo, minacciando lo sciopero fiscale e l'ostruzionismo parlamentare a oltranza. Il premier uscente ha definito «indecente» la proposta di eleggere un politico di un partito di sinistra al Quirinale, una proposta «al limite dell'emergenza democratica». «Non ci sentiamo rappresentati se non siamo nelle istituzioni - ha gridato, tra gli applausi - Non accetteremo di pagare le tasse. Faremo anche noi gli scioperi che hanno fatto loro. Faremo anche noi lo sciopero fiscale e faremo l'ostruzione in Parlamento». Prima di salire sul palco, Berlusconi aveva anche precisato di non volere sul Colle un uomo «con il cuore a sinistra». Quindi «no» anche a Napolitano e a Amato perché «sono nomi che hanno il cuore a sinistra e noi vogliamo qualcuno che abbia il cuore nel centrodestra». Per questo, l'indicazione del Cavaliere resta Gianni Letta. Gianfranco Fini, pur ribadendo il «no» fermo a D'Alema («non potrà esserci il nostro consenso perchè gli elettori non capirebbero»), è sembrato invece più disponibile ad aprire ad un altro uomo del centrosinistra. «L'elezione del capo dello Stato - ha detto - deve far registrare il massimo della convergenza. Se il centrosinistra non si dimostrerà disponibile a questa nostra richiesta credo che noi dobbiamo saper guardare all'interno del centrosinistra per individuare qualche personalità che, a differenza di D'Alema, possa essere espressione di una maggioranza più larga». Anche Umberto Bossi dice no a D'Alema, ma più degli altri leader sottolinea la necessità di eleggere al Quirinale un «politico». Al di sopra delle parti, ma espressione di un partito. «Io - ha detto Bossi - preferirei un politico e non un tecnico. Un politico è chiaro da chi dipende. Non voglio un tecnico che magari dipende dalle solite forze economiche. Ma non ho detto D'Alema - ha precisato - ho detto un politico». Pier Ferdinando Casini è stato altrettanto chiaro: «Non si può imporre un arbitro prendendolo fra i 22 giocatori. Rispettare i Ds e D'Alema significa richiamarli alle loro responsabilità verso il Paese. Un giocatore non può diventare arbitro. Chi rispetta D'Alema come leader politico non può che ritenerlo francamente inaccettabile come presidente della Repubblica». «Questa arroganza - ha aggiunto - non può passare con il sostegno dei moderati. Vogliamo un presidente di tutti gli italiani e non solo di una parte del Paese». Alla fine, l'affondo più deciso è arrivato ancora da Berlusconi, che ha ricordato l'elezione di Bertinotti e Marini alla presidenza di Camera e Senato. «Loro - ha detto - non vogliono governare, vogliono solo esercitare il potere. Al Senato c'è stato il mercimonio delle poltrone in cambio del voto. Dio non voglia che ai magliari della sinistra venga affidato il comando di quell'istituzione che rappresenta l'Arma dei carabinieri», con chiaro riferimento al ministero della Difesa.

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