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«Generazione U? Sono dei rivoluzionari»

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È emersa una significativa voglia di esserci e di guadagnare campo per tutti quei soggetti un po' più deboli ed emarginati dai partiti come i giovani». Qual è la novità? «È un'idea rivoluzionaria, come il superamento del tesseramento, ancora oggi alla base dei rapporti di forza dei partiti. Rapporti non coincidenti con la realtà e con le persone che hanno un'esigenza di partecipazione diretta alla politica e alla classe dirigente». Come mai «generazione U» ha creato il partito democratico mentre, a livello nazionale, i grandi partiti ancora non sono riusciti nell'intento? «È chiaro che i partiti viaggiano a una velocità diversa, loro (generazione "U", ndr) sono più "leggeri" e hanno meno responsabilità e meno appigli, meno diffidenza nei confronti delle novità: è un po' come quando gli operai passarono dalla carta e penna all'utilizzo del computer...». Il partito democratico ha senso? «Il partito democratico ha senso se allarga la propria presenza: io ad esempio confido anche nell'iniziativa delle donne. Che i giovani, insomma, funzionino da traino». Perché? «Affinché non sia solo la sommatoria dei due partiti maggiori ma ci sia anche il coinvolgimento di terzi: affinché questi ultimi tirino la volata». Le prove generali? «Scelte simili sono già state attuate alla Camera e al Senato, alle liste comunali. Sono scelte sofferte, basti vedere quello che è successo per le liste municipali... dovrà esserci un vero e proprio atto di generosità da parte dei partiti per coinvolgere tanta gente che ora sta alla finestra». Quando metterete in pratica il partito Democratico? «Ho lanciato la proposta di un'assemblea, in coincidenza con l'anniversario delle primarie, a ottobre». Sim. Cap.

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