Cellula a Bologna forniva supporti logistici e falsificava documenti
Perquisizioni che si sono concentrate soprattutto a Bologna e provincia. La Procura ne aveva decise 18: 13 sono state fatte a Bologna e nella provincia (sono stati interessati i comuni di Casalecchio, Budrio, Marzabotto e Imola), due avevano come destinatari persone detenute nel carcere di Palmi per provvedimenti di magistrati di altre città, le rimanenti un latitante (ricercato sempre da altra autorità giudiziaria) e persone irreperibili. Una cellula, quella bolognese, che avrebbe, appunto, fornito «servizi», ma che non avrebbe avuto in programma azioni clamorose. «Non abbiamo alcun elemento — ha spiegato il procuratore Enrico Di Nicola, rispondendo ai giornalisti — per poter dire che le persone perquisite siano collegate agli attentati di cui si era parlato prima delle elezioni (tra cui quello alla basilica di San Petronio di Bologna) o che stessero preparando qualche azione simile». «L'attività investigativa — ha aggiunto il pm Luca Tampieri, del pool antiterrorismo — ha portato a identificare un certo numero di persone vicine all'area del terrorismo internazionale, che hanno posto in essere condotte di fiancheggiamento collaterale, tipo invio di documenti, denaro, supporto logistico. Niente a che fare con l'ipotizzato attentato a San Petronio». Durante le perquisizioni sono stati raccolti elementi probatori che ora dovranno essere valutati ed esaminati. Si tratta di materiale documentale. Le perquisizioni sono state decise dalla Procura antiterrorismo del capoluogo emiliano — ha precisato Di Nicola — «dopo indagini e investigazioni dei carabinieri del Ros del capoluogo emiliano, in collegamento con il Ros di Roma e con l'apporto degli investigatori del Ros di altre città. L'oggetto dell'inchiesta è una ipotesi, che si basa sulle investigazioni dei carabinieri, che riguarda il reato 270 bis, (l'associazione con finalità di terrorismo anche internazionale). Sono coinvolti 18 stranieri, per la maggior parte tunisini, per lo più in regola. Le indagini vengono seguite da tempo e mano mano che troviamo elementi cerchiamo di stabilire un quadro». L'inchiesta ipotizza per i 18 indagati, oltre all'associazione con finalità di terrorismo anche internazionale, l'associazione a delinquere (art.416), finalizzata a diversi reati, fra cui la falsificazione. L'inchiesta è partita qualche anno fa da un rapporto del Ros che riguardava presunte attività illecite legate all'estremismo islamico in quattro città italiane, una delle quali era Bologna. E ci sarebbe un «legame di persone» con l'indagine su un'altra cellula bolognese di supporto logistico che nel 2003 portò a 17 condanne (e 21 assoluzioni) davanti al Tribunale di Bologna. Per la Procura, in quella occasione, alcuni degli imputati erano fra gli organizzatori di una cellula di integralisti islamici che da Bologna falsificavano documenti e smistavano denaro contraffatto, dando supporto logistico alle attività terroristiche del Gia in Europa: in quel processo, però, l'ipotesi di associazione terroristica con finalità di eversione era caduta all'udienza preliminare, e al dibattimento si parlò solo delle numerose ipotesi di falso. Alcuni componenti della cellula bolognese processata nel 2003 furono poi arrestati nel corso del conflitto in Afghanistan e portati a Guantanamo.