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Meocci non abbandona e fa ricorso al Tar

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Una breve chiacchierata alla quale ha partecipato anche il direttore generale. Cosa ha detto Meocci? Ha chiarito la sua posizione: innanzitutto ha annunciato che farà ricorso al Tar del Lazio contro la delibera d'incompatibilità votata a maggioranza il 27 aprile scorso a Napoli dal Consiglio dell'Authority; poi ha aggiunto che farà ricorso contro la multa di 373 mila euro che gli è stata comminata; infine, avrebbe fatto capire che non ha nessuna intenzione di dimettersi. Dal canto loro i consiglieri - che hanno aggiornato l'assise alle 10 di oggi in attesa che vengano notificate le delibere dell'Authority - si sono interrogati su altre due questioni: il ricorso al Tar da parte della Rai contro la multa di 14,3 milioni di euro da pagare entro trenta giorni; e il comportamento da tenere nei confronti dell'incompatibile Meocci. Sul ricorso al giudice amministrativo la votazione di domani si annuncia scontata: quella multa pari all'attivo di bilancio del 2005 al settimo piano non la vuole pagare proprio nessuno, e quindi via libera al ricorso. Ma il rebus più complicato è la gestione dello «scettro» Rai in attesa che l'azionista (il nuovo ministro dell'Economia dovrebbe essere Tommaso Padoa-Schioppa) indichi di concerto con il cda un nuovo direttore generale. La soluzione più probabile è che il cda si tenga Meocci fino al responso del Tar (il giudice amministrativo si dovrà esprimere con procedura d'urgenza nell'arco di pochi giorni). Solo in caso di bocciatura dei ricorsi, il cda sospenderà Meocci dalle funzioni (non può limitarsi a togliergli le deleghe perchè le assegna la legge non il consiglio) e affiderà la carica di «traghettatore» a un dirigente interno di comprovata affidabilità. Ma non sarà un vicedirettore. La soluzione più accreditata è un ticket di garanzia: due alti dirigenti facenti funzioni da individuare uno in quota alla Cdl e l'altro in quota all'Unione (Lorenza Lei o Rubens Esposito i candidati per la Cdl e Franco Di Loreto per l'Unione).

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