L'addio del Cavaliere: «Ci rimpiangeranno»
Si è conclusa così l'ennesima avventura di Silvio Berlusconi a palazzo Chigi. Un'avventura iniziata l'11 giugno del 2001 e passata attraverso cambiamenti più o meno rilevanti. Formalmente, infatti, quello che si è dimesso ieri è il terzo governo Berlusconi (il secondo della XIV legislatura) nato il 23 aprile 2005 all'indomani della crisi politica che investì la Cdl dopo le ultime elezioni regionali. Un anno e dieci giorni che fanno del «Berlusconi ter» il ventiquattresimo governo per durata nella storia d'Italia (un giorno in più del Segni II). L'ultimo giorno da Presidente del Consiglio del Cavaliere è iniziato a palazzo Chigi dove ha annunciato ai suoi ministri le dimissioni del governo. Una riunione breve durante la quale l'esecutivo ha rivolto un caloroso ringraziamento a Berlusconi e il premier ha ricambiato ringraziando tutti per l'impegno ed i risultati raggiunti. «Abbiamo completato il programma, siamo stati il migliore governo della Repubblica, ci rimpiangeranno» avrebbe detto, auspicando che i prossimi passaggi istituzionali prevedano prima l'elezione del Capo dello Stato e poi la formazione della nuova compagine. Quindi il premier avrebbe parlato di Prodi ribadendo ai suoi ministri la convinzione che il leader dell'Unione «non avrà vita facile» e che difficilmente riuscirà a tenere unita una coalizione come quella del centrosinistra. Alcuni partecipanti all'incontro hanno riferito che Berlusconi avrebbe lanciato anche un «messaggio politico» chiedendo a tutti i presenti «massima compattezza» sulla battaglia referendaria per la riforma della Costituzione. Il leader della Cdl avrebbe anche spronato tutti sulla necessità di difendere le novità introdotte nel corso dei 5 anni di governo. «L'opposizione - avrebbe detto - va bene organizzata in difesa delle riforme». Nel frattempo a piazza Colonna si respirava clima da stadio con goliardia e sfottò tra opposte fazioni. Da un lato un gruppo di giovani di Forza Italia inneggianti al premier, dall'altro la replica di fischi da parte dei sostenitori dell'Unione. Sostenitori che, quando i ministri della Cdl hanno cominciato a lasciare Palazzo Chigi, hannno lanciato il coro: «A casa, a casa». Contestazioni a cui i diretti interessati hanno risposto a modo loro. E se il ministro delle Comunicazioni Mario Landolfi se ne andato senza batter ciglio, Stefania Prestigiacomo, titolare delle Pari Opportunità, ha alzato al cielo un ironico pugno chiuso. Verso le 13.30 Berlusconi è arrivato al Quirinale dove ha incontrato il Capo dello Stato per circa 35 minuti. Il Cavaliere ha rassegnato le dimissioni e Ciampi gli ha chiesto di rimanere in carica per il disbrigo degli affari correnti. A questo punto l'ex premier, seguendo la prassi, ha incontrato i due neo-presidenti delle Camere. Prima Fausto Bertinotti e poi Franco Marini. Nessuna dichiarazione ufficiale anche se, arrivando a Montecitorio, Berlusconi è stato circondato dai cronisti. Tra questi l'ex presidente del Consiglio ha riconosciuto l'inviata dell'Unità che, in questi anni, ha seguito la sua attività (e che Berlusconi ha spesso attaccato pubblicamente). Il Cavaliere ha rallentato il passo, si è avvicinato e, con un sorriso e una stretta di mano, ha detto: «Contenta eh?», alludendo alla conclusione della sua esperienza di governo. «Sì, presidente» è stata la risposta altrettanto sorridente della cronista. «E comunque - ha aggiunto la giornalista - in bocca al lupo...» Dopo 20 minuti Berlusconi, uscendo dall'ufficio di Fausto Bertinotti, ha concesso un'altra fugace battuta ai giornalisti. A chi gli chiedeva come fosse andato il colloquio con il presidente della Camera ha risposto: «L'unica cosa che vi posso dire è che non abbiamo parlato del Milan. Comunque è andato tutto bene, con lui vado sempre d'accordo». Quindi un piccolo fuori programma al momento di lasciare Montecitorio. All'ingresso principale Berlusconi ha infatti incontrato il consigliere d'amministrazione Rai Sandro Curzi. I due si sono salutat