Ds-Dl, la prima norma è per non perdere soldi

L'Unione, infatti, chiederà al Senato di adottare una delibera del consiglio di presidenza per non penalizzare economicamente i gruppi parlamentari che decidono di fondersi. È questa la novità emersa ieri a Palazzo Madama in vista della costituzione del gruppone unico che comprenderà Margherita e Ds. Il regolamento del Senato prevede un meccanismo di rimborso delle spese che diminuisce nella quota pro capite con l'aumentare del numero dei componenti. Per questo un gruppo di 50 senatori incassa come finanziamenti molto meno di quanto non incassino cinque gruppi di dieci senatori. La fusione tra Ds e Margherita comporterebbe quindi un danno economico che il consiglio di presidenza (l'organo che comprende il presidente, i vicepresidenti, i questori e i segretari d'aula) dovrebbe ripianare modificando le regole del gioco. Dopo la burrascosa elezione di Franco Marini il prossimo appuntamento al Senato sarà l'elezione dei presidenti dei gruppi. Il termine per l'indicazione dell'opzione da parte di ciascun eletto è scaduto ieri alle 13. Oggi pomeriggio ci saranno le prime riunioni per l'elezione dei presidenti. In gran parte la scacchiera sembra definita. Il gruppone dell'Ulivo dovrebbe essere guidato da Gavino Angius, in alternativa c'è Anna Finocchiaro che sembra però più facilmente papabile nell'esecutivo. I vice di Angius potrebbero essere Luigi Zanda o Paolo Giavetta della Margherita. Per i Ds non ci sono candidature, in attesa che si definiscano le caselle per i ministri e i sottosegretari. Il gruppo di Prc verrà guidato da Giovanni Russo Spena che è già stato eletto, mentre Lello Formisano dovrebbe guidare i senatori dell'Italia dei Valori. Verdi e Pdci costituiranno un gruppo comune denominato «Insieme con l'Unione», ma non è ancora definita con certezza la candidatura del presidente. Nelle opposizioni Renato Schifani resterà capogruppo di Forza Italia e Francesco D'Onofrio dell'Udc. Nella Lega Nord Roberto Castelli dovrebbe subentrare al presidente uscente Pirovano, mentre in An sono in ballo i nomi di Domenico Nania e Altero Matteoli. Difficile la previsione sul gruppo delle autonomie, voluto nella scorsa legislatura da Giulio Andreotti. Il senatore a vita vorrebbe confermare la presenza di questa formazione politica nella XV legislatura ma mancano alcuni senatori per arrivare al minimo di dieci componenti. Un altro appuntamento di rilievo a Palazzo Madama è la costituzione del consiglio di presidenza, che equivale ad una sorta di consiglio di amministrazione politico per la gestione del Palazzo. I vice di Marini saranno quattro, come nella scorsa legislatura, due di maggioranza e due di opposizione. I nomi ricorrenti sono quelli di Mario Baccini per l'Udc e di Roberto Calderoli per la Lega Nord; Cesare Salvi verrebbe confermato alla vicepresidenza per i Ds mentre per i Verdi ci sarebbe Natale Ripamonti. I senatori questori saranno due di maggioranza e uno di opposizione, mentre gli otto segretari saranno eletti con un accordo in modo che tutti i gruppi siano rappresentati. Appena nominati i presidenti dei gruppi questi ultimi forniranno le loro opzioni per le formazioni delle 13 commissioni permanenti, in almeno metà delle quali si verificherà un pareggio numerico tra maggioranza e opposizione. A Palazzo Madama circola l'ipotesi che per evitare il bis di Marini nell'elezione dei presidenti la maggioranza prenda la guida delle commissioni più importanti come Esteri, Affari Costituzionali, Bilancio, Giustizia e Difesa. Nelle altre si potrebbero designare esponenti della minoranza concordati con l'Unione.