«Un voto sotto controllo, vi spiego i trucchi»
Alessio Butti, neosenatore di An, poco più che quarantenne, in realtà non è un neofita della politica. E nemmeno del Parlamento. E anzi, ha un precedente: un incidente proprio con Oscar Luigi Scalfaro. Un incidente nel vero senso della parola. Senatore, che cosa è successo? «Era il 1992, io ero stato appena eletto deputato e Scalfaro appena eletto presidente della Camera. Ero con Ignazio La Russa ci mettemo una sera a scherzare nei corridoi. Ci mettemmo a correre e a pattinare sui pavimenti lucidi. E a un incrocio finimmo col fare un incidente con Scalfaro». E che successe? «Che lui se la prese e ci apostrofò: "Siete dei giovinastri". Avevo ventisette anni e gli dissi: "Lo dica per me, ma La Russa è già un giovanotto"». È stato lei a bloccare l'elezione di Marini, contestando le schede "Francesco Marini" come irregolari? «Non abbiamo bloccato nulla. Non poteva essere eletto. Avremmo fatto ridere il mondo se avessimo eletto il presidente della Camera alta con un voto contestato e per giunta con un messaggio in codice». Messaggio in codice? «Quelle tre schede "Francesco Marini" erano dell'Udeur che prima aveva messo nell'urna scheda bianca. Era un segnale per dire: "Quei voti sono i nostri, stavolta ti abbiamo dato la preferenza"». Insomma, c'erano dei controlli? «Controlli? Era tutto sotto controllo. È stato un voto completamente spiato». Addirittura? «Certo, non solo i voti dell'Udeur erano "segnati". Ds e Rifondazione per esempio hanno votato "senatore Franco Marini". La Margherita "Marini Franco"». Ma come fa a sostenerlo? «Tranquillo, so quello che dico. Mi fermo qui per difendere il decoro istituzionale...». Be', anche quelli per Andreotti allora erano tutti diversi? «È un caso. Per esempio da An non c'è stato nessun ordine di scuderia. E che mi risulti nemmeno Forza Italia aveva dato indicazioni». E le schede bianche? «Nei primi voti erano quelli dell'Udeur, qualche senatore a vita e forse uno della Margherita». Nell'ultimo scrutinio è rimasta una scheda bianca, però. Di chi era? «Era quella di Andreotti». Andreotti? «Sono sicuro: era la sua». Ma come fa a dirlo, scusi? «Semplicissimo. È stato il più veloce ad entrare e uscire dall'urna. Impossibile che abbia anche appoggiato la penna sulla scheda. Si fidi, non sbaglio. È stato un signore, un galantuomo, un esempio per la Repubblica. Marini invece s'è dovuto votare». Tra i segretari d'aula però ve le siete date di santa ragione sulle schede contestate. Che cosa è accaduto? «Guardi, eravamo quattro del centrosinitra e due del centrodestra. Loro erano esagitati, sentivano il peso della situazione. Temevano di fallire e di far crollare la coalizione. Sembravano impazziti. Ad un certo punto uno di loro ha cominciato a contestare anche le schede di Andreotti. Allora gli ho fatto vedere che avevo capito il giochetto delle "schede segnate" e gli ho fatto capire che era meglio che si davano una calmata». E poi? «Ho parlato con Angius e gli ho detto di non esagerare, era inutile. Ed era sbagliato mettere tutta quella pressione sui ragazzi». Dica la verità, s'è divertito? «È stata un'esperienza bellissima. Storica. Allo stesso tempo, però, devo dire che se c'erano tutte quelle schede segnate nel centrosinistra nessuno si fida di nessuno. Così non si va da nessuna parte».