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Ultimatum per Tremonti

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Il Cav: «Farai lo speaker»

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È un vero e proprio ultimatum quello che Berlusconi ieri ha lanciato a Giulio Tremonti. Un messaggio lapidario che non ammette repliche e indica chiaramente che il Cavaliere vuole risolvere la questione del riassetto interno di Forza Italia in tempi strettissimi. «Abbiamo proposto a Tremonti l'importante ruolo di speaker e di supercapogruppo, così come faranno Fini e Casini per quanto riguarda i loro partiti. Ma se questa soluzione non lo convince e ci saranno dei problemi per quanto riguarda i nomi dei capigruppo, allora si potrà andare in tempi stretti, martedì prossimo ad un voto democratico. D'altra parte io non ho mai imposto nulla». Come dire: prendere o lasciare. Ma nel caso di un no questa volta la conseguenza sarebbe la rottura. L'ex ministro continua la strategia del silenzio. Ha anche disertato la votazione finale per l'elezione del presidente della Camera ed è rimasto a Milano in stretta solitudine. È nel suo carattere barricarsi e tagliare i contatti anche con i fedelissimi, mettersi sull'Aventino in attesa che arrivi la schiarita. Ma questa volta l'offerta del presidente è una di quelle da prendere al volo anche perchè, si dice in ambienti azzurri, Berlusconi non avrebbe affatto gradito la minaccia di Tremonti di andare al gruppo misto come pure la zizzania che il caso delle nomine dei capigruppo ha scatenato tra i deputati e tra i vertici del partito. Berlusconi è convinto che questa legislatura ha vita breve e vuole avere il partito compatto alle spalle per dare la spallata definitiva al centrosinistra. Le bagarre interne non sono mai piaciute al presidente come pure i ribelli. Sicchè se è vero che Tremonti ha dato un contributo notevole alla campagna elettorale è anche vero che la minaccia di andare al gruppo Misto è parso come un atto di superbia. Ieri la vicenda si è anche arricchita di un altro elemento. In mattinata è circolata per il Transatlantico l'ipotesi di una candidatura alternativa a Elio Vito come capogruppo. A sparigliare le carte era Maria Teresa Armosino, fedelissima di Tremonti, che ha posto tra i deputati azzurri la questione di aprire una discussione sull'elezione di colui che dovrà guidare il gruppo di Forza Italia. C'è chi ha liquidato l'ipotesi con un ironico «non sta nè in cielo nè in terra», chi invece ha commentato che dietro potrebbe esserci una strategia di disturbo a Vito. Insomma un «gesto provocatorio» per richiamare l'attenzione su Tremonti. L'ipotesi della Armosino è stata solo una folata di vento presto rientrata. Un deputato, anche suo amico, sussurra: le faremo cambiare idea, così si fa solo del male. Vito che per tutta la mattinata si è tenuto lontano dai capannelli dei deputati, ha chiosato stentoreo: «Maria Teresa? Non ne so niente». Ma allora che destino attende Tremonti? Le dichiarazioni del presidente suonano come l'ultima chiamata. Prendere o lasciare.

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