Tutti i sistemi per «segnare» le schede
Nulla di illecito. Si tratta di stratagemmi studiati per passare attraverso le maglie dei regolamenti parlamentari facendo in modo che il voto sia più riconoscibile. E così, già dalla prima votazione di Palazzo Madama, spuntano strane schede: per «Mariti», «Marino», «Marini» con la data di nascita, «Marini» senza nome di battesimo, «Giulio Marini» (senatore di Fi che non ambisce certo a guidare Palazzo Madama). Non solo. Le schede «riconoscibili» sono in realtà molte di più e per precisa disposizione dei gruppi (tutti o quasi) che vogliono contarsi i voti a vicenda. Così ci sono i senatori che portano in tasca il bigliettino con l'ordine di scrivere sulla scheda «Franco sen. Marini» oppure «Andreotti G.»; «senatore Giulio Andreotti» o «Marini Franco». Combinando nome, cognome, abbreviazione, titolo parlamentare si ottengono infiniti modi per «segnare» le schede. Il tale gruppo voterà per «Marini Franco», l'altro per «Franco Marini», ecc. E il discorso vale anche per il centrodestra. Dall'urna sono uscite schede per «Giulio Andreotti», «Andreotti Giulio», «Giulio senatore Andreotti». Un capogruppo in Transatlantico racconta i trucchi ma li attribuisce ai suoi colleghi di coalizione. Alla fine, spiega, porteranno le prove che «i loro» non hanno sgarrato di un millimetro...