Torna lo spettro del 1998

L'esponente radicale e della Rosa del Pugno, appena Oscar Luigi Scalfaro ha aperto la seduta di insediamento del nuovo Parlamento, ha protestato per la mancata elezione dei candidati del suo partito a causa dell'attuale legge elettorale. «Viva la democrazia - ha urlato Pannella - otto senatori sono stati tagliati fuori». Dopo averlo inutilmente richiamato alla «normale educazione», Scalfaro ne ha disposto l'allontanamento dall'aula. «Si faccia eleggere, con tanti auguri per la prossima volta», ha aggiunto Scalfaro. Subito dopo l'infausto esito del primo voto al Senato, con l'insuccesso di Franco Marini, la tensione è arrivata alle stelle e quando l'esponente della Margherita ha fallito il secondo tentativo è scoppiato il terrore di un fallimento della maggioranza. Subito è stata convocata una riunione d'emergenza dell'Unione per cercare di fare un'analisi della votazione e capire il da farsi. Nello studio del capogruppo dei Ds, Gavino Angius, alla presenza del segretario della Quercia, Piero Fassino e del presidente della Quercia, Massimo D'Alema, si sono riuniti il capogruppo dei Dl Willer Bordon, numerosissimi dirigenti dei due partiti, e altrettanti del centrosinistra. E proprio Bordon, arrivando di corsa e scuro in volto alla riunione accompagnato da un altro esponente della maggioranza, è sbottato infuriato: «Se si comincia così - ha detto - la vedo proprio nera». Anche il Prc ha riunito i propri eletti al Senato: un gruppo del tutto nuovo, se si considera che nella scorsa legislatura a sedere a Palazzo Madama per Rifondazione erano solo in quattro e che oggi sono 27. Ed è proprio su due voti dei neoeletti del Prc e sui tre dell'Udeur che si sono concentrati i sospetti per le schede bianche che hanno impedito a Marini l'elezione al primo colpo. Il segretario dell'Udeur, Clemente Mastella, ha ribadito che i tre senatori del suo partito hanno votato per il candidato dell'Unione ma ha messo in guardia gli alleati che l'Udeur potrebbe non entrare nel governo e limitarsi ad un appoggio esterno, se l'Unione non prenderà in debita considerazione la formazione centrista. Preoccupatissimo dello stallo verificatosi a Palazzo Madama il responsabile giustizia della Quercia al Senato, Guido Calvi: «La colpa è di Prodi - ha detto a mezza bocca mentre faceva alla buvette un breve spuntino al termine dello scrutinio - non ci ha voluto ascoltare. Avevamo detto che si doveva tentare un accordo e votare Pisanu. Puntare alla presidenza di Camera e Senato con questi numeri è da folli. Qua si finisce come nel '98 quando i Popolari e non D'Alema, lo cacciarono da Palazzo Chigi». Ha dato una spiegazione puramente spartitoria del flop di Marini il diessino, Edo Ronchi, Prodi, il flop di Marini è da ricercarsi nelle trattative per formare il governo. «Le schede nulle e quelle bianche - ha detto - rappresentano un ricatto per la maggioranza di governo». Anche a Montecitorio i lavori della Camera per eleggere alla presidenza Fausto Bertinotti si sono svolti con un occhio al Senato visto che sull'esito della sfida tra Marini e Andreotti si gioca la credibilità del futuro governo. Ne è consapevole il diessino Fabio Mussi. «Al Senato - ha detto in una pausa dell'aula - finisce male. Mi sto prodigando ad avvertire che Berlusconi è in grado di comprare i cinque voti che mancano. Peccato che questa legislatura duri così poco». Nervosissimo Romano Prodi. Il Professore ha seguito al telefonino la fase finale dello spoglio dei voti e al termine non ha aperto bocca ma di certo non si è mostrato allegro per il mancato quorum raggiunto di Marini ed è tornato immediatamente in aula dove ha partecipato all'elezione del presidente della Camera. Si esulta, ovviamente, sul fronte opposto. Learco Saporito (An), sottosegretario uscente alla funzione Pubblica, Senato, è stato lapidario: «L'Unione - ha rilevato - disponeva d