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Mastella tiene l'Unione sulla graticola

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Il leader dell'Udeur continua a minacciare l'appoggio esterno e, al Senato, mancano voti per Marini

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E lui va avanti, litiga, accusa, dietro gli corrono i politici, gli alleati. A metà mattina cammina, corre, si fa largo. Comincia ad accaldarsi, un rigolino di sudore gli scende dalla fronte, lungo la guancia. Sembra un calciatore che ha appena finito una partita di calcio. O forse un pugile, a bordo ring. Appena si appalesa, una selva di microfoni gli si para davanti, tutti pendono dalle sue labbra. Chi non arriva a sentire che cosa sta dicendo perché il capannello è troppo grande s'allunga sulle punte e domanda: «Che ha detto, che ha detto?». Ma lui non scopre le carte. Dice e non dice. Minaccia, finge di ricattare. A metà pomeriggio, rieccolo. Stavolta le rughe di sudore sono due, gli scivolano da ambo i lati della faccia. Ma quando i microfoni si spengono, finalmente Clemente Mastella da Ceppaloni scopre le carte. E spiega: «Secondo me i franchi tiratori nella prima votazione sono stati almeno dieci. Ma si sono compensati, dieci di qua e dieci di là». Soprattutto, si mette a scherzare sulla prima votazione a Marini durante la quale al leader della Cisl sono mancati sei voti e, allo stesso tempo, ci sono state anche cinque schede bianche. Ride sornione Mastella. Poi sottolinea sibillino: «Noi adesso andiamo in Aula e votiamo Marini. Tutti compatti. Ed è un favore che facciamo a Prodi e agli altri. Così in questo secondo voto se Franco non ce la fa, sarà chiaro che non siamo noi. Che c'è dell'altro nella coalizione». Un modo per confessare implicitamente che nella prima votazione, l'Udeur non ha votato per il candidato della Margherita. Ma nel secondo scrutinio no. Anche se il leader del Campanile, quando ancora non si sa se Marini ce l'ha fatta, riparte all'attacco. «Di tutte le cose che si sono scritte in questi giorni non c'è nulla di vero - dice -. Non mi hanno indicato a nulla. Se non c'è una considerazione politica del centro nell'atto della formazione del governo, proporrò al prossimo ufficio politico di appoggiare il governo dall'esterno». Insomma il nodo da sciogliere sembra proprio quello di dare un'opportuna contropartita a Mastella tanto che qualche deputato della Margherita, spazientito, sbotta: «Se il problema è lui diamogli quello che vuole e facciamola finita». Qualcuno dice anche che, durante la giornata, ci siano stati diversi contatti fra Mastella e il Professore (o persone del suo staff). Ma tutti confermano che la trattativa al momento è praticamente bloccata. Prodi gli ha offerto la poltrona di ministro dell'Istruzione (mentre Mastella continua a chiedere insistentemente la Difesa), ma il leader dell'Udeur ha cortesemente rifiutato. È lui stesso a spiegare i motivi del rifiuto. «Io - ha detto ai giornalisti che lo attorniavano - dovrei andare dagli insegnanti a dire "toglieremo questo schifo di riforma Moratti"; ma come faccio a dirlo con questa maggioranza risicata che abbiamo? Prodi mandi piuttosto Ferreri (esponente del PRC ndr) al posto mio». Insomma sono in molti a pensare che, dietro la «passione di Franco», si nasconda in realtà lo zampino di Mastella che starebbe cercando di alzare in tutti i modi il prezzo del suo voto a palazzo Madama. Così, quando al secondo scrutinio, nell'urna del Senato finiscono tre voti per «Francesco» Marini, qualcuno fa velatamente notare che i senatori dell'Udeur sono proprio tre. Semplice coincidenza? Per Mastella sì. «Il nostro dissenso - assicura - si svolge alla luce del sole». Sarà, ma nel buio dell'urna, c'è qualcosa che non funziona.

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