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Il leader della Cdl inaugura un altro stile Ora diventa più riservato e silenzioso

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La sovraesposizione mediatica, le battute scherzose dispensate a ogni occasione, le indiscrezioni sui progetti del partito lasciate filtrare a arte, potrebbero diventare un ricordo del passato. Il Cavaliere ha inaugurato un nuovo modo di presentarsi e di dialogare con la stampa. Lo si è visto alla riunione all'hotel Hilton di Roma con i parlamentari in cui ha dato precise disposizioni agli uomini della scorta di tenere lontani i giornalisti e ha invitato deputati e senatori a osservare la massima discrezione sui lavori. Non solo. Sempre nelle serata all'Hilton è arrivata una delle prime smentite di Forza Italia in merito a una dichiarazione filtrata dall'incontro. Berlusconi avrebbe detto che in caso di elezione di Andreotti il presidente della Repubblica Ciampi non potrebbe dare l'incarico a Prodi visto che non ha una maggioranza a Palazzo Madama. Nel giro di qualche minuto è arrivata la smentita dal partito. Era da tempo che FI non interveniva su una dichiarazione attribuita al presidente . Ma il segno del cambiamento si è avuto ieri durante la votazione alla Camera per la presidenza. Al primo suono della campanella, tutti in aula. Tutti tranne Berlusconi. Sugli scanni dell'emiciclo sono schierati i principali leader di tutti i partiti quando il presidente provvisorio Fabio Mussi apre la prima seduta della nuova legislatura. Romano Prodi e Massimo D'Alema entrano insieme preceduti da Fausto Bertinotti mentre Oliviero Diliberto presidia l'ala sinistra dell'aula. Fassino arriva con qualche minuto di ritardo mentre in Transatlantico tutti si interrogano: ma dov'è Berlusconi? Perchè non arriva? C'è anche chi gira la domanda a Prodi che allarga le braccia: «Perchè è assente? Non ci ho fatto caso». Da Forza Italia spiegano il ritardo dicendo che «è ancora presidente del Consiglio, ha da fare». Berlusconi passa la mattinata a Palazzo Grazioli e «salta» la prima chiama in Aula alla Camera. Il nome del premier viene scandito dal segretario d'Aula Mazzocchi. Poi, constatata l'assenza, è proseguito l'appello. È un atteggiamento un po' insolito per chi come il Cavaliere non si è mai sottratto ai riflettori. Ma le novità non si limitano a questo. Berlusconi arriva a Montecitorio alle 13.30 percorre a lunghi passi il corridoio laterale del Transatlantico e nonostante l'assedio dei giornalisti si affretta senza aprire bocca. Non riesce a votare subito, quando lo hanno chiamato non era ancora presente nell'emiciclo. Il premier si è diretto verso i banchi occupati dai deputati di Forza Italia ed ha iniziato a stringere le mani e ad abbracciare e baciare le elette dispensando complimenti per le matricole. «Dobbiamo ricordarci che abbiamo vinto noi queste elezioni, abbiamo preso il 50,2%. Ora dobbiamo mantenere forte la voglia di combattere» dice a un gruppo di deputati che gli fanno capannello attorno. Berlusconi arringa i suoi dispensando complimenti a Mara Carfagna («Vedrete quanto è brava») e ad altre deputate neo elette. Ma poi il premier torna sul tema delle elezioni. «Senza la par condicio avremmo vinto sicuramente, e sapete chi è che non l'ha voluta», dice, e secondo qualcuno dei presenti citando espressamente il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini. Ha una battuta anche su Tremonti. «Vorrei fare anch'io il capogruppo se no me ne vado al gruppo misto». Ma la sua verve finisce qui, nell'Aula. Vota e si ferma a scambiare qualche parola con Maurizio Gasparri e Paolo Gambescia. Poi esce e qui torna a osservare il silenzio. Sembra quasi fuggire i gironalisti con cui spesso invece amava intrattenersi e dispensare commenti. Si avia a passo svelto verso l'uscita e a chi gli chiede di Tremonti non risponde. Neanche sull'esito del voto per la presidenza del Senato vuole intervenire. «È fiducioso?» gi chiede un giornalista ma lui allarga le braccia e tira dritto senza rispondere. Che sia l'inizio di un berlsuconi più riservato? L.D.P.

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