Caccia ai «Franceschi tiratori», Udeur sott'accusa
Cinque schede bianche sono troppe, soprattutto quando al candidato del centrosinistra mancavano esattamente 6 voti per essere eletto. E così si è aperta la caccia al traditore. Difficilissimo individuare il colpevole. Il segreto dell'urna, si sa, è un'ottima protezione. Ma qualche volta un indizio vale più di una prova e così, per tutta la giornata, si sono rincorse le ipotesi. Quando poi, in serata, le schede bianche sono scese da 5 a 2 e, nell'urna, sono finiti tre voti per «Francesco Marini» (e non per Franco), la cosa si è ulteriormente complicata. I primi a finire sul banco degli imputati sono stati, manco a dirlo, i senatori dell'Udeur. Tre senatori, esattamente il numero di voti di «Francesco Marini». Ma anche altre ipotesi hanno cominciato lentamente a farsi strada. Qualcuno punto il dito contro Rifondazione che, dopo aver ottenuto la presidenza della Camera, sarebbe finita in una sorta di «ingorgo governativo». Il partito di Bertinotti, infatti, negli ultimi giorni avrebbe richiesto diversi ministeri, ma la risposta sarebbe stata praticamente univoca: avete già ottenuto la Camera adesso aspettate. Così quale modo migliore per sbloccare la situazione che rendere un po' meno sicura l'elezione di Franco Marini? Qualcuno, invece, ha puntato il dito contro i dalemiani della Quercia che, proprio dopo l'esito infausto della corsa per Montecitorio, avrebbero deciso di mettere in pratica la più sottile delle vendette. Ma anche all'interno della Margherita si va a caccia di «franchi tiratori». Due nomi su tutti: Lamberto Dini e Nicola Mancino. Due politici di lungo corso che non avrebbero gradito di essere stati tagliati fuori dalla corsa per la presidenza di Palazzo Madama. Ma i siluratori possono essere molti di più. Uno come Mastella per esempio dice che potrebbero essere anche dieci. E non è un numero campato in aria. Per esempio Andreotti era convinto che a suo favore avrebbero votato due o tre senatori. Forse anche quattro. Quattro che dal centrosinitra avrebbero espresso preferenze per il senatore a vita. E siccome comunque Andreotti è rimasto sotto i consensi di Marini, se fosse vera la previsione ce ne sarebbero almeno altri quattro che dal centrodestra avrebbero espresso voti per il candidato del centrosinistra. Forse in questo senso qualcosa si capirà tra qualche giorno quando si decideranno i presidenti delle commissioni parlamentari. E siccome il centrosinistra potrà avere otto presidenze su quattordici, le attenzioni si accentreranno sulle sei che finiranno alla Cdl. Nei giorni scorsi, per esempio, si era parlato di Marco Follini e di un senatore suo amico. L'ex segretario del'Udc, però, ha poi spiegato che avrebbe votato per il senatore a vita. Sarà stato così? Nelle due votazioni al Senato sono stati tanti i segnali, i mezzi segnali incrociati. Per esempio qualcuno ha votato Marini aggiungendo anche la data di nasciata rendendo nulla la scheda. Ma in molti hanno interpretato quel gesto come un disponibilità al voto. Come anche altre schede annullate. Una risportava il nome di «Mariti». Era stata indiziata dell'errore la Levi Montalcini, ma è arrivata la smentita del segretario d'aula Butti (An): «Impossibile, era una scritta grafica. Sembrava fatta da un grafico pubblicitario». Ma, forse, l'analisi politica più giusta è quella del «pizzicagnolo» di piazza del Pantheon: «Per ogni voto i senatori prendono il gettono di presenza. Per questo cercano di votare il più possibile. Marini nun iela fa prima della terza».