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Mastella regala a Prodi la testa di Meocci

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Il leader dell'Udeur si candida come ministro delle Comunicazioni. E l'Unione mette le mani sulla Rai

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Lo ha deciso il Consiglio dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. La decisione è stata presa a maggioranza, con cinque voti a favore e tre contro. Per l'incompatibilità hanno votato il presidente Calabrò e i commissari vicini al centrosinistra: Lauria, D'Angelo, Sortino e Napoli. Contro si sono espressi Innocenzi, Magri e Mannoni. Al momento del voto il commissario Savarese ha lasciato l'aula ritenendo incompetente il giudizio dell'Authority, spianando così la strada all'appello di Meocci. La decisione dicevamo è giunta a sorpresa. In molti infatti pensavano che Meocci ce la facesse a superare l'ostacolo, in quanto l'azienda Rai lui non l'aveva mai lasciata, essendo in aspettativa dal 1990, dopo essere stato giornalista, caposervizio e conduttore del Tg1. Meocci aveva chiesto l'aspettativa per intraprendere la carriera politica nelle file dell'allora Ccd (divenne deputato e membro della commissione bicamerale Vigilanza Rai). Poi il passaggio all'Authority (fu commissario dal 1998 fino al marzo del 2005). Tutto sommato congelare l'attuale dg faceva comodo un po' a tutti. Al centrodestra per arginare le truppe da sbarco dell'Unione. E al centrosinistra in attesa di risolvere problemi più importanti come governo e Quirinale. A impugnare la scimitarra alla fine è stato Mastella che su un vassoio d'argento ha regalato a Prodi la testa di Meocci. Una freccia in più nell'arco dell'Unione. Un'altra poltrona prestigiosa da assegnare nello scacchiere. Con questa mossa Mastella (facendo cambiare il voto di Napoli, il commissario Udeur) ha fatto un favore a Prodi. Un favore che gli permette di alzare il prezzo della ricompensa. C'è chi addirittura lo vede già seduto sulla poltrona di ministro delle Telecomunicazioni. Il rebus della presunta incompatibilità di Meocci si è trascinato per ben nove mesi. Esattamente dal 5 agosto scorso, quando il direttore generale ottenne l'incarico con il voto favorevole dei cinque consiglieri di centrodestra. Secondo l'Authority Meocci ha violato la norma della legge 481 del 1995 che vieta agli ex componenti per quattro anni di «intrattenere rapporti di collaborazione o di impiego con le imprese operanti nei settori di competenza». Sono state fissate anche due pesanti sanzioni economiche: 373.923 euro a carico di Meocci e 14.379.307 euro a carico della Rai. A questo punto la questione Viale Mazzini diventa un'occasione irripetibile per l'Unione. Ora può occuparsi della Rai senza aspettare la fine del mandato dell'attuale cda. Una volta giocate le partite del Senato, del Quirinale e del governo, Prodi metterà mano anche alla tv di Stato. Chi uscirà sconfitto dalle competizioni istituzionali maturerà il bonus di accesso in Rai. Direttore generale, direttori del Tg1 e di RaiUno sono le tre poltrone che più fanno gola. Al tavolo si siederanno Prodi, i ds e Rutelli. Per la nomina a dg le carte a disposizione del Professore sono Beretta e Minoli, i ds hanno il dalemiano Del Bosco. Poi ci sono la carta jolly Alessandro Ovi, un candidato bipartisan, e Celli, il nome che torna dal passato. Per quanto riguarda la corsa alla direzione del Tg1 la carta di Prodi è Badaloni (creditore affezionato), quelle dei Ds sono De Bortoli, Caprarica, Di Bella e Sassoli. L'asso di Rutelli è Ruffini, attuale direttore di RaiTre, che però sembra il candidato più papabile per sostituire Del Noce alla guida di RaiUno. Se Badaloni non avrà la direzione del Tg1 potrebbe essere dirottato su RaiNews 24. E Sposini? Dove finirà? Il neo divorziato da Tg5 e Mediaset prima di approdare in Rai potrebbe essere chiamato ai tempi supplementari. Lo vedremo in video sicuramente per i prossimi mondiali. O su Sky o nel Processo di Biscardi.

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