LE REAZIONI
Lascia però sicuramente perplessi la tempistica scelta che coincide con una delicata e complessa fase di transizione politico-amministrativa». «Non si capisce infatti - sottolinea il ministro - perché l'Agcom abbia atteso fino ad oggi prima di decidere, impedendo di fatto al Governo di adottare tempestivamente provvedimenti consequenziali. Non vorremmo che fossimo in presenza di una nuova forma di spoil system: quello applicato da un organismo indipendente per conto di terzi», conclude Landolfi. Più duro Sandro Bondi, coordinatore di Forza Italia: «Sbaglierò ma anche la decisione odierna dell'autorità garante per le comunicazioni si inserisce in un clima che puzza di regime. È un altro brutto segnale, dopo tanti altri di questi primi giorni». Gli risponde a stretto giro Fabrizio Morri (Ds): «Ci sono del tutto oscure le ragioni per cui l'on. Bondi parli di regime quando la decisione odierna dell'Agcom è squisitamente un fatto tecnico». «Come fa a non ricordare che autorevoli pareri giuridici lontani dalla politica già un anno fa spiegavano come la legge fosse chiara in materia di incompatibilità? A differenza dell'on. Bondi credo si debbano rispettare i pronunciamenti delle Autorità indipendenti così come le sentenze della magistratura anche quando queste possono non piacere alla politica», conclude. Più tardi arriva anche la «sentenza» di Paolo Gentiloni, presidente uscente della Commissione Vigilanza Rai e candidato a fare il ministro delle Comunicazioni: «L'Autorità ha deciso nei tempi e nei modi previsti dalla legge. Non spetta alla politica pronunciarsi sul merito». «Si è trattato infatti di una decisione tecnico giuridica - spiega Gentiloni in una nota - assunta in piena conformità con l'istruttoria svolta dagli uffici e dal servizio legale dell'Autorità stessa».