Cossiga: «Avanti Marini con quelli di "1000 Nassiriya"»
È quanto assicura il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga in una lettera inviata ieri al leader del'Unione Romano Prodi. E in una nota inviata a Il Tempo, ha aggiunto: «E ora, "mujadin" Franco Marini, forte delle manifestazioni di Milano: "Ora e sempre Resistenza!" contro la Brigata Ebraica e contro la provocazione di deportati dai nazisti a Dachau che militano nel centrodestra e senza titolo voglio celebrare con i democratici la festa del centrosinistra, il 25 aprile; dopo i successi militari della resistenza irakena contro i militari delle forze occupanti della Coalizione, senza inutili sentimentalismi, al grido di: "Dieci, cento, mille Nassyria!", avanti contro il "mafioso", all'attacco del ridotto politico della presidenza del Senato, non per distruggerlo, come fu fatto della caserma della Msu da parte dei "resistenti" irakeni e di Al Qaeda, ma per impadronirsene e fortificarlo con i giovani dei "centri sociali", dei "no global" e del Leoncavallo! Forza Franco, niente lacrime, ma ... "Ora e sempre! resistenza"». Tornando alla lettera inviata a Prodi, Cossiga prosegue: «Convinto che gli interessi supremi del Paese richiedano ora e subito la formazione di un governo, che non può essere che quello di centrosinistra da te guidato, io voterò la fiducia per questo governo, nonostante la sua confusione programmatica e l'eterogeneità della sua base politica». «Per questo — rileva il senatore a vita — conoscendoti anzitutto come un ragazzo onesto, mi sono dispiaciuti i tuoi contorcimenti nelle dichiarazioni sull'uccisione dei militari italiani e stranieri della Coalizione in Iraq. Cosa al tuo posto avrei detto io, che sono stato sempre contrario, io che contro l'intervento unilaterale anglo-americano, e poi anche italiano nell'Iraq, sono sempre stato, ed ho parlato e votato contro in Parlamento?». «Avrei detto: piango per i carabinieri ed i militari esteri della Coalizione caduti a Nassiriya, così come piango egualmente e con la stessa pietà cristiana per i numerosi resistenti irakeni uccisi dalle forze della Coalizione stessa, comprese purtroppo le forze italiane come nella "Battaglia dei Ponti", mentre difendevano l'indipendenza e propugnavano la liberazione del loro Paese. Ma la responsabilità della morte dei nostri ragazzi non ricade sulla resistenza irachena, ma sul governo americano e britannico, e sul servile governo Berlusconi, che li ha inviati come truppe di invasione e di occupazione. Onoro il loro sacrificio di obbedienti servitori dello Stato agli ordini del Governo legale, ma essi purtroppo, a differenza dei resistenti iracheni, non sono né martiri né eroi, perché "non la morte, ma la causa fa degli uomini martiri ed eroi". Il mio governo appena costituto, per prima cosa, anche perché altre famiglie italiane non debbano piangere i loro figlioli, disporrà il ritiro delle unità militari italiane da tutti i teatri di operazione e, comunque, l'immediata astensione da ogni operazione militare se non resa necessaria da esigenze di autodifesa, prudenzialmente valutate, il loro sganciamento dalle varie coalizioni e l'interruzione della catena di subordinazione ai comandi anglo-americani di esse».