Confermati Vito e Schifani, Scajola verso il Copaco
Confermati i vertici, il cordinatore nazionale Sandro Bondi e il vice Fabrizio Cicchitto, potrebbero conservare la loro posizione anche i due capigruppo: per la Camera Elio Vito e per il Senato Renato Schifani. La poltrona di Palazzo Madama è particolarmente strategica dal momento che è qui che si gioca, sul filo di lana, l'opposizione all'Unione. Era emersa anche l'ipotesi di uno sdoppiamento della poltrona di capigruppo alla Camera, affidando a Giulio Tremonti il ruolo di speaker. Ma si tratta di una possibilità poco percorribile, come hanno fatto intendere all'interno del partito, dal momento che le personalità dei due sono difficilmente conciliabili e poi l'ex ministro dell'Economia ambisce a un ruolo di maggior prestigio. Insomma o il posto di Vito o niente, ha detto a chiare note in un colloquio teso con Berlusconi, minacciando anche di aderire al gruppo Misto di Montecitorio. «Ha tirato fuori il fatto che Prodi voleva tassare i titoli di Stato, figuriamoci se si rassegna a conservare la poltrona di vicepresidente di FI?» affermano all'interno del partito. È chiaro che rivendichi una posizione di maggiore operatività. Tremonti ieri non ha nemmeno partecipato alla riunione all'Hilton con i deputati e i senatori e non ha nemmeno deciso sulle opzioni lasciando in sospeso un paio di parlamentari. Il ministro dell'Economia, infatti, avrebbe dovuto permettere la elezione del torinese Roberto Rosso, ma la sua mancata opzione ha costretto un altro eletto in Piemonte, Guido Crosetto, a bloccare precipitosamente l'opzione già fatta per il Piemonte, così da non pregiudicare il «ripescaggio» di Rosso. Ma il vicepremier e ministro dell'Economia uscente non è l'unico big da collocare in modo soddisfacente. Anche Pera e Pisanu non possono restare in panchina. E i ministri? Per Claudio Scajola ci sarebbe l'ipotesi di un approdo alla presidenza del Copaco mentre Enrico La Loggia potrebbe andare alla vicepresidenza della Camera. Forza Italia punta a mettere il cappello anche sulla seconda poltrona del Senato anche se per questa vicepresidenza c'è già pronta Alleanza nazionale. A Montecitorio, in alternativa a La Loggia preme Antonio Martino. Per soddisfare queste aspirazioni, dal momento che le poltrone sono limitate, si sta valutando anche la possibilità di una divisione di deleghe; ovvero la creazione di altri incarichi all'interno del partito. Da definire pure la guida delle commissioni ma per questo si attende di sapere quali saranno quelle messe a disposizione dalla nuova maggioranza. Berlusconi sarà più presente dentro Forza Italia e la sua intenzione è di mantenere operativo la macchina del «motore azzurro» che durante la campagna elettorale ha dato importanti risultati per il ruolo di coordinamento tra le strutture territoriali e la sede centrale. Ci sono poi alcuni deputati in ascesa. È il caso di Denis Verdini che ha svolto l'incarico di capo dell'ufficio elettorale del partito ed è diventato uno stretto collaboratore di Berlusconi. La strategia del Cavaliere è di mantenere alta la tensione e continuare l'azione di penetrazione sul territorio. Insomma una sorta di «campagna elettorale permanente» come l'ha definita nel corso dell'incontro serale di ieri. La riorganizzazione del partito prevede anche il rafforzamento del ruolo di chi dovrà occuparsi dei rapporti con l'editoria. Berlusconi, in un momento di sfogo con i suoi fedelissimi, si è lamentato della mancanza di un feeling con la stampa. «Abbiamo pochi punti di riferimento nei giornali, se in questa campagna elettorale ci sono stati tutti contro forse è perché non abbiamo coltivato i rapporti. Dobbiamo far crescere giornalisti di centrodestra» va dicendo dal dopo elezioni a ogni riunione con i suoi collaboratori. Tra le ipotesi allo studio ci sarebbe proprio la creazione di una sorta di dipartimento dell'editoria dentro Forza Italia con il compito di monitorare tutti gli attacchi sulla stampa rivolti a Forza Italia.