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Prodi vuole subito il mandato, FI frena

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Il Professore spera in un incarico-lampo dopo il voto al Senato. Gli azzurri: «Prima il nuovo Capo dello Stato»

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Forza Italia però alza le barricate e avverte: niente forzature, il governo dovrà essere formato solo dopo l'elezione del presidente della Repubblica. Il centrodestra vuole allungare i tempi, ma il Professore fa capire di essere quasi pronto con la squadra. Resta da superare l'incognita dell'elezione del presidente del Senato, con sfida Marini-Andreotti, e vanno sciolte le riserve sul ruolo dei big dell'Ulivo. In particolare si aspettano le decisioni della Quercia, con Massimo D'Alema che sembra comunque il pole position per la Farnesina. Prodi ieri era a Milano per la festa della Liberazione e, conversando con i giornalisti, ha fatto capire di voler fare in fretta. Dal palco parla di un governo che comporrà «fra pochi giorni» e, a chi gli chiede quando pensa di ricevere l'incarico dal Quirinale, risponde così: «Mi aspetto che, quando potrà, mi darà l'incarico». Affrontando poi il tema di future modifiche della Costituzione, il leader del centrosinistra traccia un calendario scandendo tappe ben precise: «Ora costruiamo il Parlamento, dobbiamo fare i presidenti delle Camere, il governo ed eleggere il presidente della Repubblica. Poi proporremo anche un discorso sulla Costituzione». Tutti messaggi, dunque, che fanno capire come il Professore punti ad accorciare i tempi. Un'ipotesi che però da Silvio Berlusconi è vista come fumo negli occhi. E infatti ecco lo sbarramento di Forza Italia. Con un comunicato di Paolo Bonaiuti e dei principali dirigenti azzurri, il partito del presidente del Consiglio avverte: «Nei confronti di coloro che cercano ancora di tirare per la giacca il capo dello Stato sottolineiamo che quel 50% e oltre del Paese che ha votato per la Casa delle Libertà ha diritto al rispetto assoluto della prassi costituzionale. Si dovranno perciò eleggere prima i presidenti del Senato e della Camera, quindi il presidente della Repubblica. Soltanto dopo questo preciso percorso istituzionale, potrà essere affidato l'incarico di formare il nuovo governo da parte del nuovo capo dello Stato». Gli alleati sembrano freddi, l'iniziativa non è stata concordata prima, fanno sapere. Alleanza nazionale si limita a dire che «Ciampi sa ciò che deve fare» e anche l'Udc si mostra distaccata: a via Due Macelli si limitano a confermare la piena fiducia al Presidente. Dura la risposta agli azzurri del portavoce di Prodi, Silvio Sircana: «Noi diciamo semplicemente di essere pronti e rispettiamo i modi e i tempi che il Capo dello Stato deciderà di seguire. Forza Italia invece lo sta tirando per la giacchetta e pretende di fare l'agenda del Quirinale». Alla luce di questi passaggi è chiaro quale sarà il confronto che si aprirà nei prossimi giorni. L'ultima parola spetterà perciò a Ciampi. Sarà lui a dover decidere. E se nel centrosinistra, compatto con Prodi, fanno capire che nessuno ha intenzione di interferire sulle riflessioni del Colle, ecco che comunque il Professore non ha intenzione di farsi trovare impreparato. Sulla strada del nuovo esecutivo resta comunque l'ostacolo della candidatura di Giulio Andreotti alla presidenza del Senato. Solo se vincerà Franco Marini, infatti, l'Unione potrà marciare spedita con il nuovo governo. Altrimenti, se la maggioranza va sotto al Senato, è probabile che salti anche il governo Prodi.

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