La Cdl ci crede: Andreotti ce la può fare

Venerdì, quando bisognerà eleggere il presidente di Palazzo madama e i senatori dovranno scegliere tra Giulio Andreotti e Franco Marini, la Cdl spera che qualcuno, approfittando di quel «segreto», dia la preferenza al «divo» Giulio. E traduca in realtà quello che il centrodestra spera: con l'elezione di Giulio Andreotti, l'Unione sarebbe di fatto sconfitta prima ancora di governare. Per il momento, però sulla carta, l'Unione ha i voti necessari per eleggere Franco Marini. Se il senatore argentino Luigi Pallaro non ha ancora deciso a «quanto cara venderà la pelle», il centrosinistra può però contare sui voti, già previsti ma ieri ratificati all'unanimità dall'ufficio di presidenza, dei 3 senatori della Svp. L'unico che sembra disinteressarsi alla vicenda è lo «sfidante» Giulio Andreotti, salutato ieri dal Financial Time con il titolo eloquente «Comeback kid». «A venerdì non penso, ci penseremo dopo», ha affermato il senatore a vita. Per tutti gli altri, nell'Unione come nella Cdl, continua la chiamata alle armi e la campagna acquisti degli indecisi. Categoria alla quale, fa sapere l'ex segretario Udc Marco Follini, lui e i senatori centristi a lui vicini non fanno parte: «Come è noto, non possiedo lingue biforcute e dunque voterò come annunciato: Giulio Andreotti». Una scelta politica chiara è stata presa, invece, ieri dagli altoaltesini della Svp dopo l'altalena di voci che li davano ora a favore di Marini, ora di Andreotti. L'ufficio di presidenza ha deciso all'unanimità che a Palazzo Madama voteranno per Marini i tre senatori Manfred Pinzger, Oskar Peterlini e Helga Thaler Ausserhofer. La senatrice, che non aveva escluso di preferire il senatore a vita, non è contenta. Ma assicurerà che seguirà l'indicazione del partito. «La Svp non si presta al gioco di Berlusconi», mette un punto fermo il segretario politico Elmar Pichler Rolle. E Andreotti, che nei giorni scorsi aveva spiegato la sua discesa in campo come la risposta a una richiesta proprio del gruppo parlamentare delle autonomie, ha preferito sorvolare: «Non ho molta voglia di parlare di queste cose, adesso». Quindi, ricontando, le preferenze restano quelle di due giorni fa: 162 a favore di Marini (158 senatori più quattro senatori a vita), che è poi il quorum per eleggere il presidente al primo scrutinio, e 157 a favore del Divo Giulio, contando anche nel fatto che i 14 senatori della Lega alla fine preferiranno confluire sul candidato della Cdl più che insistere sul candidato di bandiera. «Siamo tranquilli, sicuri di essere a posto, certo venerdì è un discrimine apocalittico», ha affermato un dirigente della Margherita che assicura che la senatrice a vita Rita Levi Montalcini ha già sciolto la riserva a favore dell'ex sindacalista. Sicurezza ostentata ma nervi tesi anche tra i Ds: «Nel centrosinistra — ha commentato un membro della segreteria Ds — non ci sono motivi per non votare Marini anche se un minimo incidente sarebbe una catastrofe, non si farebbe il governo». A credere nella sfida al fotofinish è anche il centrodestra. Dal capogruppo di An al Senato Nania al ministro Udc Giovanardi è tutto un coro di lodi ad Andreotti e un ribadire che vincere si può. «La partita è molto aperta. Andreotti è il candidato ideale anche per la sua collocazione super partes, mentre Marini è solo il candidato di lottizzazione della maggioranza», ha affermato il ministro centrista strizzando l'occhio a chi potrebbe ripensarci. E siccome ogni voto è oro, a fare il riepilogo dei senatori a vita ci pensa oggi il responsabile dell'editoria di Fi Piero Testoni. «Cossiga — è la convinzione del deputato azzurro — sta dalla nostra parte e vota sicuramente Andreotti. Scalfaro sta dall'altra parte, Pininfarina può votare Andreotti, la Montalcini vota Marini, Napolitano e Colombo votano Marini. Napolitano perchè è un Ds e Colombo perchè deve salvaguardare la sua reputazione». Fin qui le convinzioni, da venerdì mattina si faranno i conti con i voti veri.