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Paganetto: «L'Unione pensi piuttosto al taglio della spesa»

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Quanto alle priorità del governo Prodi bisognerà ridurre drasticamente la spesa pubblica». Luigi Paganetto, preside della facoltà di Economia di Tor Vergata ha di fronte le stime del Fondo Monetario Internazionale ma non ha il tono allarmato. Secondo il Fmi Prodi sarà costretto a fare una manovra di correzione dei conti pubblici. Si può stabilire di quale entità? «Le preoccupazioni del Fmi sono generate da una incertezza delle aspettative che come si sa non giova all'economia. Credo che è stato molto opportuno l'intervento del Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi che rispondendo indirettamente a chi ha consideerato a rischio potenziale la permanenza dell'Italia nell'euro ha sottolineato che il nostro Paese resterà nell'eurozona con qualsiasi governo. È una considerazione da condividere. Una preoccupazione di fondo nasce dalla contemporanea presenza del debito pubblico che è aumnentato dal 106 al 108% con la tendenza all'aumento dei tassi d'interesse che rendono più costoso il servizio del debito pubblico». Che dovrà fare il prossimo governo? «Bisogna innanzitutto mettere mano alla spesa pubblica se si vuole realizzare l'avanzo che è necessario per mantenere in equilibrio i conti pubblici. Ha ragione il Fondo Monetario che è necessario proseguire con le politiche di liberalizzazione e con interventi di tipo strutturale mantenendo molta attenzione al deficit. Solo in questo modo si riuscirà a ridare slancio all'economia. Quanto alla dimensione di una manovra bis per il contenimento del deficit dipende in grande misura da quella che sarà l'efficacia che nei prossimi mesi si risconterrà dalla manovra del governo uscente». Questo vuol dire che lei non crede alla validità della Finanziaria Tremonti? «Non ho detto questo. La manovra messa a punto dall'ex ministro Tremonti nonostante sia coincisa con il periodo elettorale ha avuto il riconoscimento dell'Unione Europea che l'ha ritenuta valida. Si tratta ora di vedere quanto sarà efficace, quanto sarà applicata». In che settori vanno affrontate le liberalizzazioni? «Innanzitutto nel settore dei servizi che troppo poco ha goduto dei processi di liberalizzazione. E non mi riferisco solo ai servizi tradizionali ma anche a quelli a alto valore aggiunto a cui le imprese si rivolgono. In particolare nelle telecomunicazioni e nell'energia.

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