Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Prc, appelli a Ferrando «Non mollare»

default_image

  • a
  • a
  • a

E ha annunciato che si fonderà un nuovo partito per fare opposizioe ai poteri forti, assicurando che il 40% della formazione di via del Policlinico è con lui. «Chi pensa che non si possa fare opposizione critica all'interno del partito compie una scelta infondata. Si può rimanere dentro il Prc avendo anche posizioni avverse», replica Fausto Bertinotti, segretario di Rifondazione. Ma l'appello più accalorato da un'altra componente interna a Rifondazione che pure ha posizioni piuttosto critiche nei confronti del segretario. «Ferrando ci abbandona nel momento in cui serve l'opposizione interna», sottolinea il neo deputato Salvatore Cannavò, che guida l'area della «Sinistra Critica». «Abbiamo sostenuto al Comitato politico nazione del Partito della Rifondazione Comunista che non esistono le condizioni per un accordo di governo in grado di realizzare un'alternativa al liberismo - aggiunge Cannavò - ma l'ipotesi di scissione annunciata da Marco Ferrando è un errore che indebolisce la sinistra del partito nella futura battaglia interna. Proprio nel momento in cui c'è bisogno di opposizione interna, Ferrando ci lascia soli». Cannavò è firmatario di un documento al Cpn di Rifondazione comunista insieme ai due senatori Gigi Malabarba e Franco Turigliatto, che ha raccolto 13 voti. «La prospettiva del governo non ci convince - spiega Cannavò - ma pensiamo che abbandonare il Prc non sia il modo migliore per proseguire una battaglia che impedisca l'adozione di misure liberiste e contro la guerra». «La fase che si apre - aggiunge l'esponente della minoranza interna - sarà molto dura e difficile e per quanto ci riguarda ci concentreremo su due aspetti: la centralità dei contenuti programmatici e l'autonomia del partito. Sul primo punto si tratta di garantire il ritiro delle truppe dall'Iraq e dall'Afghanistan, l'abrogazione della legge 30, della Moratti e della Bossi-Fini e una vera redistribuzione del reddito». «Ma centrale in questa battaglia - conclude Cannavò - sarà l'autonomia del partito dal governo e la sua capacità di suscitare movimenti e lotte dal basso». A questo punto è chiaro che se Ferrando uscirà dal partito, non tutto quel 40% sarà effettivamente con lui.

Dai blog