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Marini non molla

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Mastella alza la posta

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La candidatura di Giulio Andreotti allo scranno più alto di Palazzo Madama, avanzata dalla Cdl, agita il centrosinistra. L'Ulivo e Rifondazione comunista reagiscono e si mostrano compatti nel sostenere Franco Marini (Margherita). Intanto, sebbene i protagonisti della battaglia su Montecitorio tentino di buttarsi alle spalle le tossine, la rinuncia di Massimo D'Alema non è ancora digerita. Dai Ds e dalla Margherita, infatti, arrivano critiche alla gestione della vicenda da parte di Romano Prodi. Nell'Unione atmosfera da «day after». Fausto Bertinotti si gode la vittoria e ringrazia: «Ho apprezzato D'Alema e i Ds perché bisogna mettere in rilievo l'esigenza di investire nel pluralismo dell'Unione». Il segretario del Prc, dopo aver ringraziato anche Romano Prodi, lancia poi un Ds per il Quirinale: «Non ci sono candidati e nomi, ma se mi chiedono un'opinione dico che sarebbe importante che una persona proveniente dalla dirigenza del Pci diventasse presidente della Repubblica». Piccata replica di un dirigente della Quercia: «Chi parla di D'Alema al Quirinale oggi, fa il male dei Ds e di D'Alema». Anche Prodi ringrazia D'Alema, che «dimostra ancora una volta il suo stile, la sua generosità e anche il suo senso del gioco di squadra». Il presidente dei Ds, dalla Romagna, prova a chiudere le polemiche spiegando che la sua stata «una scelta politica senza nulla di eroico» e aggiungendo: «È la scelta di una persona responsabile». Anche dal Botteghino, quartier generale dei Ds e di Piero Fassino, fanno sapere che la vicenda è archiviata, che la Quercia lavora per una coesione. Nonostante tutto ciò, però, nell'Ulivo e nell'Unione i mal di pancia non sono affatto passati. Secondo un membro della segreteria dei Ds, la vicenda Bertinotti ha dato segnali sbagliati. Il dirigente diessino parla di amarezza e spiega che con questi presupposti la strada verso il partito democratico parte in salita. Un deficit di gestione e di guida nella tenzone D'Alema-Bertinotti è lamentato anche al Nazareno, quartier generale della Margherita. Oltre a questo, Clemente Mastella alza la voce, attacca i Ds e minaccia anche lui di utilizzare «metodi bertinottiani». Il segretario dell'Udeur dice che lo spirito di coalizione è scomparso e spiega che con Bertinotti alla Camera l'Unione si sposta sempre più a sinistra. Tossine della partita che si è chiusa l'altro ieri. Domani però si affaccia un altro problema. La Casa delle libertà candida Andreotti alla presidenza del Senato, tentando così di sparigliare le carte nel centrosinistra, che punta su Marini. I Ds assicurano che voteranno l'ex segretario della Cisl «come un sol uomo», e ambienti prodiani spiegano che il candidato dell'Unione gode dell'appoggio certo e compatto di tutti gli alleati. Il Professore viene descritto come per nulla preoccupato dalla mossa del centrodestra. Appoggio a Marini anche da Bertinotti. La Margherita fa muro e respinge l'attacco di Berlusconi. «Sorprende che Andreotti si presti ad una operazione che esaspera le spaccature esistenti», afferma Paolo Gentiloni. Secondo il numero due di Francesco Rutelli, il senatore a vita «avrebbe il profilo giusto per incarichi di prestigio, frutto di intese bipartisan, mentre così accetterebbe una candidatura di minoranza e divisione». Posizioni che denotano una certa preoccupazione. Nel centrosinistra c'è più di un dirigente politico che teme che la candidatura di Andreotti possa catalizzare qualche voto in più di quelli a disposizione del centrodestra. E allora sarebbe il disastro. Non a caso il Dielle Beppe Fioroni avverte che l'elezione dei presidenti delle due Camere equivale al primo voto di fiducia per il futuro governo. Ci saranno problemi per Marini? «Nessun problema - assicura - perché tutti si renderanno conto che si tratta del primo vero banco di prova per l'Unione, che dovrà dimostrare di essere maggioranza». Il dalemiano Peppino Caldarola, invece, non mostra tutte queste

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