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Casini archivia Follini: «Non è indispensabile»

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Il leader dell'Udc mette in riga l'ex segretario: «Non c'è spazio per chi cerca scorciatoie»

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Una mezza frase del segretario Cesa, il silenzio attorno alle esternazioni di Berlusconi. Ma ieri il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini ha ritto il silenzio dal consiglio nazionale del partito dettando la linea: «No alla grande coalizione. Faremo opposizione inflessibile e senza sconti sulle questioni etiche, la famiglia, la vita e i valori cristiani ma responsabile sul piano della politica estera e delle istituzioni come quanto è avvenuto in passato». Il che suona come uno smarcamento dalla strategia del Cavaliere che continua a insistere per un accordo con la nuova maggioranza sulle urgenze economiche e istituzionali. Casini dice a chiare note che «l'opposizione nazionale non può coincidere con la grande coalizione» perché i toni della campagna elettorale sono stati troppo duri. Insomma non ci sono le base di un'intesa. «Solo un eccesso di disinvoltura - spiega - può farci ritenere possibile, nel giro di ventiquattro ore un passaggio dalla più aspra competizione del dopoguerra a ipotesi improbabili di cogestione governativa». Per il leader del'Udc la strada della grande coalizione non è percorribile per due ragioni fondamentali. «La prima: gli italiani hanno votato in misura massiccia. E pertanto non si può giocare con le aspettative e le attese della gente che si è confrontata su due idee diverse del nostro futuro e di quello dell'Italia». La seconda ragione: «Quale governissino si vorrebbe fare quando c'è addirittura una titanica difficoltà di un riconoscimento reciproco tra i due poli sulle basi più elementari del rispetto e del dialogo? Quale governo di unità nazionale quando non si riesce nemmeno a ipotizzare un percorso condiviso sui temi della lotta alla criminalità e il tema mafia-antimafia viene agitato come arma della lotta politica?» E proprio perché il fronte elettorale è diviso in due, la gente non capirebbe una collaborazione tra i poli. «Noi dobbiamo approssimarci meno - ha ribadito il leader dell'Udc - ai salotti e ai circoli culturali; noi dobbiamo parlare il linguaggio semplice e la gente non può capire un'evocazione di proposta, che io non condivido e l'ho detto anche a Silvio Berlusconi, che rischia di essere incomprensibile». Per tutte le motivazioni elencate dal presidente della Camera la strada opportuna da prendere è quella dell'opposizione. Casini ha replicato anche a Forza Italia: «Noi non combattiamo nemici ma avversari politici. Non abbiamo di fronte il male ma rivendichiamo la nostra diversità». Casini ha, inoltre, aggiunto che se non ha parlato fino a questo momento, è stato per «evitare di alimentare chiacchiericci inutili: oggi è il momento dell'impegno serio e operoso, soprattutto per chi è stato premiato dall'unico giudice che conta: la gente». Poi i problemi interni al partito determinati dalle dichiarazioni polemiche di Follini. All'ex segretario che ha criticato Cesa rivolge un monito esplicito a allinearsi alla linea del vertice. «Il nostro compito è rivolgersi a tutti i moderati italiani, in questo tragitto a bordo della nostra nave c'è posto per tutti coloro i quali abbiano la serenità per fare la lunga marcia ma le scorciatoie non ci possono interessare. Da noi siamo tutti importanti ma nessuno è indispensabile». Follini, che non è intervenuto al consiglio nazionale del suo partito, nel corso di una puntata di Otto e mezzo su La7 ha replicato: «Io contrasto un atteggiamento da furbetti del partitino. Si sono fatte le liste elettorali in maniera discrezionale, per usare un eufemismo. Si fa un gioco perverso sulle opzioni: non si sa per il momento chi entrerà in Parlamento e chi no. Tabacci subisce ogni giorno lo stillicidio delle indiscrezioni giornalistiche: entra, non entra... Come a dire che se farà il deputato sarà per gentile concessione del Principe quando si è guadagnato sul campo a pieno titolo il diritto di rappresentare una parte del popolo dell'Udc in Parlamento».

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