Rutelli difende Massimo per non perdere Marini
Poche parole, pronunciate nel corso della trasmissione Otto e mezzo. Poche parole che, di fatto, iscrivono il leader della Margherita Francesco Rutelli al club «D'Alema for president». Parole che, però, sembrano tutt'altro che disinteressate. La giornata di ieri, infatti, ha sancito in maniera praticamente inequivocabile che i nomi dei futuri presidenti di Camera e Senato sono profondamente legati. La Quercia l'ha detto in tutti i modi: se la Margherita vuole il Senato, noi vogliamo la Camera. E così, per non rimettere in discussione la candidatura di Franco Marini alla presidenza del Senato, Rutelli è stato praticamente costretto ad intervenire in difesa di D'Alema. E per non lasciare spazio all'immaginazione Rutelli ha rincarato la dose spiegando che l'Unione non voterà Giulio Andreotti qualora venisse candidato alla presidenza del Senato. Insomma, in attesa che Prodi sciolga il nodo delle nomine istituzionali si rinsalda l'asse tra Margherita e Ds. Un asse che, come ha detto Rutelli durante la sua relazione (approvata all'unanimità) alla direzione del partito, dovrà portare alla costituzione immediata di gruppi unici alla Camera e al Senato e, successivamente, alla nascita del partito democratico. Sui gruppi unici, però, i tempi potrebbero essere diversi. Alla Camera, infatti, i due partiti potrebbero presentare gruppi separati per poi federarsi in seguito (in questo modo non perderebbeo soldi e posti all'interno delle Commissioni). Al Senato, invece, la maggioranza risicata potrebbe spingere i due partiti a formare tre o quattro «minigruppi» per poter avere così la un maggior numero di senatori nelle 14 Commissioni.