La Cdl torna unita:
La vendetta. Perché se il primo incontro (quello avvenuto a casa di Gianni Letta nel settembre del '97) vide protagonisti un esponente del centrodestra e uno del centrosinistra (Berlusconi e D'Alema), questa volta l'intesa è tutta interna alla Casa delle Libertà. Anche stavolta - come allora - l'incontro è avvenuto nella famosa villa sulla via Camilluccia. Sebbene non ci sia nessuna conferma: Berlusconi, stando alle versioni ufficiali, è rimasto tutto il giorno a Palazzo Grazioli. Sul summit è stato mantenuto uno strettissimo (quasi) riserbo. In quest'occasione, però, a differenza del primo incontro che segnò un accordo sulle riforme, non si è mangiato. Niente crostata. E neanche un pranzo, visto che il Cavaliere s'è concesso un piatto frugale al ritorno a casa nel primo pomeriggio. Al di là delle indiscrezioni, quello che è certo è che il Cavaliere ha ripreso saldamente in mano le redini della coalizione. E ha dettato la linea di una possibile trattativa con il centrosinistra: sì al dialogo solo se una proposta dell'Ulivo arriverà prima del voto dei presidenti delle Camere. E sul Quirinale no a candidati alla Scalfaro, in pratica rifiuto a Massimo D'Alema. Grande compattezza, soprattutto al Senato. Poi il piano interno, che appare sempre più chiaro: «La campagna elettorale non è finita, è terminato soltanto il primo tempo. Adesso inizia il secondo, quello delle amministrative». Si voterà in alcune grandi città. A Roma e a Milano. Ma anche a Napoli e a Torino. La Cdl cerca la rivincita. «Dobbiamo giocare a tutto campo, come se non avessimo nulla da perdere», ha spiegato il leader. E su questo non ci sono dubbi: ad eccezione di Milano e Trieste, tutte le altre città sono in mano al centrosinistra. Berlusconi va avanti. Si prepara a un tour de force come quello appena terminato per le politiche. Tornerà sul territorio. Si comincia oggi con il capoluogo giuliano. E poi una città alla settimana. Il Cavaliere pensa anche di risistemare Forza Italia, di riorganizzare il partito sul territorio e soprattutto di far rientrare tante piccole formazioni di fuoriusciti il cui apporto sarebbe stato determinante: è il caso di Panto in Veneto, di Musumeci in Sicilia. Berlusconi va anche oltre. «Dobbiamo fare una proposta choc», ha ripetuto agli alleati. Un grande segnale di unità. In periferia e a livello nazionale. Due livelli, dunque. Per il primo, l'attuale premier ha chiesto a tutti di costituire liste unitarie della Casa delle Libertà. Alla cui guida ci saranno tutti e tre i boss del centrodestra: Berlusconi, Fini e Casini. E unitarie saranno le manifestazioni. Si comincia il sette maggio a Milano con un kermesse in pubblico a quattro: ci sarà anche Umberto Bossi. Si chiuderà di nuovo a Napoli il 26. O forse si chiuderà a Roma, a sostegno di Gianni Alemanno, il quale potrebbe avere un candidato vicesindaco di Forza Italia. Il Cavaliere è convinto di ottenere una grossa affermazione. I dati lo confortano. Nel capoluogo campano, infatti la differenza è di tredici punti, un anno fa erano il doppio. A Roma sono otto, un anno fa erano tredici. Nel corso dell'incontro si sarebbe parlato anche di altro. Per esempio dell'ipotesi di istituire gruppi unici pure in Parlamento. L'ipotesi che circola è quella che vede Gianfranco Fini capogruppo di tutta la Cdl alla Camera. Mario Baccini invece guiderebbe la coalizione al Senato: in questo modo potrebbe ritirarsi dalla gara per il sindaco di Roma in modo onorevole. Pier Ferdinando Casini avrebbe un ruolo di realizzatore del partito dei moderati, una sorta di organizzatore della prossima formazione politica. Il progetto di Berlusconi non guarda soltanto alle amministrative. Ma punta oltre. Tanto che il discorso che ha fatto il leader del centrodestra agli alleati è più che chiaro: «Abbiamo due anni di tempo. Prodi non arriverà alla Finanziaria. Se ce la fa, cadrà dopo poco. Si farà un governo tecnico perché in Italia non ci sono mai state legislature che sono durate appena dodici mesi. Si tornerà a votare nel 2008. Se