I Ds mettono Prodi con le spalle al muro
Solo a decidere il futuro della sua coalizione. Un futuro che, al momento, sembra giocarsi intorno ad un unico nodo: la presidenza della Camera. Dopo giorni di trattative, tira e molla, offerte e contro offerte, dopo la guerra a distanza tra Massimo D'Alema e Fausto Bertinotti, tutto è rimasto fermo, immobile. Con due uniche eccezioni: un faccia a faccia tra il presidente Ds e Prodi, e una lettera inviata da Piero Fassino al leader dell'Unione. Il risultato delle due iniziative, per la verità, è stato lo stesso. Sia Fassino che D'Alema, infatti, hanno rimesso qualsiasi decisione nella mani del Professore invitandolo a superare l'attuale situazione di stallo che, se potratta, potrebbe portare a spaccature insanabilli all'interno della coalizione. «Ci rimettiamo alle decisioni di Prodi - ha detto il presidente Ds uscendo da piazza Santi Apostoli dopo circa un'ora di colloquio privato - che ha un quadro complessivo dei problemi della maggioranza. Deciderà lui la soluzione più appropriata». Aggiungendo che «se Prodi deciderà che si voterà Bertinotti voteremo Bertinotti». Parole molto simili a quelle usate dal segretario della Quercia che ha invitato Prodi ad «assumere un'iniziativa che consenta alla nostra alleanza di trovare quella coesione e quella solidarietà indispensabili per approdare alle soluzioni politiche e istituzionali auspicate». E ora per Romano Prodi la questione si fa ancora più spinosa anche perché i due leader Ds, pur d'accordo sull'inopportunità di arrivare ad uno scontro con il Prc, hanno apertamente sottolineato che quello della presidenza di Montecitorio è un «problema politico» posto dal principale partito della coalizione. Problema che, quindi, rischia di condizionare, e non poco, i futuri equilibri del governo e dell'Unione. Come si dice in questi casi: uomo avvisato mezzo salvato. Sul fronte Rifondazione, invece, non si registra nessun movimento con Fausto Bertinotti che oggi vedrà Prodi e che, dopo la lettera e l'incontro tra D'Alema e il Professore si è limitato a commentare: «Per me non è cambiato nulla». Comunque, in attesa che Prodi decida il da farsi, oggi i Ds riuniranno la direzione del partito. Un appuntamento che sarà sicuramente condizionato dalla «questione D'Alema». Ieri il segretario Fassino ha incontrato tutte le componenti del partito, ma una cosa sembra abbastanza certa: senza una decisione sulla presidenza della Camera è praticamente inutile parlare di altro. Anche perché, qualora il presidente Ds perdesse la corsa allo scranno più alto di Montecitorio, i dalemiani sono già pronti a dare battaglia rilanciando l'ipotesi di portare un loro uomo sulla poltrona di segretario del partito.