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Regioni e Comuni la priorità sono i fondi per la sanità

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Qualcosa di più che un indizio sui nuovi rapporti si è avuto nel vertice, fra Prodi e i sindaci Chiamparino, Veltroni e Iervolino. Tutti di centrosinistra, tutti impegnati nella tornata amministrativa del 28 maggio e dunque alle prese con una campagna elettorale destinata a ricalcare quella appena chiusa. Si spiega anche così l'apertura di Prodi sulla possibile riduzione dell'ICI, sullo sblocco dei fondi statali per le infrastrutture agli Enti locali, congelati per rispettare il tetto del Patto di stabilità interno, o la decisa disponibilità a riconoscere poteri speciali ai sindaci in materia di traffico e mobilità. Se dai Comuni si passa alle Regioni lo scenario non cambia. Vasco Errani, presidente della Conferenza ma anche esponente di primo piano dei Ds ha affermato: «Le Regioni proporranno l'impianto già avanzato al precedente governo: il rilancio della cooperazione tra governo, regioni ed autonomie». La sfida che essi propongono a Prodi è la realizzazione di politiche condivise che Errani auspica in particolare per il rilancio dell'innovazione, dell'economia, della qualità sociale e alcune grandi questioni per il governo del territorio, a partire dal trasporto pubblico locale e la casa. Mercedes Bresso, presidente del Piemonte, ha indicato nel finanziamento e nell'organizzazione della sanità il primo banco di prova. Il via libero al riparto del Fondo sanitario nazionale è stato dato dalle Regioni con più di una riserva. Il governo Berlusconi ha criticato la strumentalità di certi atteggiamenti e ha ricordato, ancora oggi con Enzo Ghigo, predecessore di Bresso, che il Fondo sanitario è passato in 5 anni da 60 a 90 miliardi.

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