Disoccupazione in calo ma gli occupati non crescono
La rilevazione dell'Istat sulle forze di lavoro in Italia nel 2005 ci consegna un Paese ancora spaccato in due con un Nord con tassi di occupazione più alti della media europea (68,4% di occupati in Emilia Romagna, 67,1% nel Trentino Alto Adige, 65,5% in Lombardia) e un Mezzogiorno che arranca su livelli di occupazione inferiori al 50% nella fascia tra i 15 e i 64 anni (44,5% la Calabria, 44,4% la Puglia, 44,1% la Campania e 44% la Sicilia). E nell'ultimo biennio, rileva l'Istat, è rimasto invariato il gruppo delle cinque regioni con i tassi di occupazione rispettivamente più alti e più bassi. In particolare nelle regioni meridionali sono bassi i tassi di occupazione femminile con appena una donna su quattro (il 26,8%) in età da lavoro con un'occupazione in Puglia e il 27,9% in Campania, meno della metà delle percentuali di occupazione femminile in Emilia Romagna (60%), Val D'Aosta (57,9%), Trentino (56,8%) e Lombardia (55,5%). A livello provinciale sono le città emiliane le più attive (70,8% a Reggio Emilia, 70% a Modena) mentre Crotone è la provincia italiana con il tasso di occupazione più basso (39,6%), seguita da Foggia (40,6%) e Siracusa (41%). Se nella media nazionale il tasso di disoccupazione è diminuito nel 2005 di tre decimi di punto (attestandosi al 7,7%) i divari territoriali restano molto ampi. A fronte della media nazionale del 7,7% in Sicilia il tasso dei senza lavoro ha raggiunto nell'anno il 16,2% (14,9% in Campania), mentre Emilia Romagna, Val D'Aosta e Trentino sono sotto il 4% (la Lombardia è al 4,1%). E anche sul tasso di disoccupazione l'Istat segnala che rispetto al 2004 la rilevazione presenta «modesti cambiamenti» con i tassi di senza lavoro più alti localizzati in Sicilia, Campania e Puglia e i più bassi concentrati nelle stesse regioni (Lombardia, Emilia Romagna, Val D'Aosta e Trentino).