di PAOLO ZAPPITELLI È stato il primo segretario dell'Udc.
Di Marco Follini, l'Harry Potter della Cdl, il «maghetto» che non ha mai nascosto la sua profonda antipatia per Silvio Berlusconi, cordialmente ricambiato in questo dal premier, dopo le elezioni se ne sono perse le tracce. Proprio nel momento in cui l'Udc ha finalmente festeggiato un risultato che in molti osavano solo sognare, raddoppiando «secchi» i voti ottenuti nelle politiche del 2001, l'ex segretario è stato messo in disparte. E, in fondo, di questo successo è stata artefice quella parte del partito che con lui non ha mai trovato grandi accordi, ovvero l'ala che fa capo a Mario Baccini ma anche a Pier Ferdinando Casini. Oggi Follini, eletto a Palazzo Madama, rischia di diventare un senatore come tanti altri nel partito, relegato al ruolo di comprimario. Del resto le prime avvisaglie di quanto stava accadendo ci sono state già in campagna elettorale. Follini, che fino al 15 ottobre dell'anno scorso era pur sempre il segretario del partito, ha fatto la parte del comprimario. Di lusso ma pur sempre comprimario. E se lo sforzo maggiore se lo è messo sulle spalle Pier Ferdinando Casini è vero che Follini è stato chiamato poco a partecipare ai vari comizi nelle circoscrizioni dove era candidato come capolista. Circoscrizioni nelle quali, in alcuni casi, l'Udc è addirittura andata in controtendenza rispetto al risultato nazionale, perdendo voti. In Sardegna, ad esempio, i centristi hanno preso il 7,8 per cento, mentre alle Europee del 2004 avevano raggiunto l'11,8 per cento; in Campania il risultato si è fermato al 5,3 per cento, alle europee del 2004 c'era stato un 7,9 per cento e alle regionali dell'anno scorso il 6,7. Un po' meglio è andata nelle altre due circoscrizioni dove «Harry Potter» era capolista, in Toscana e in Puglia: nella prima ha raggiunto un 6 per cento tondo, contro il 5,4 delle Europee e il 3,7 delle regionali, mentre nella seconda l'Udc si è attestata all'8,1 per cento contro il 7,9 del 2004 e il 7,7 del del 2005. Ma in Campania, ad esempio, la vicesegretaria dell'Udc Erminia Mazzoni non l'ha mai chiamato per un comizio elettorale. E a proposito di segretari e vicesegretari è emblematico quello che è successo nell'ultima direzione nazionale del partito, quando Lorenzo Cesa ha chiesto di ristrutturare il partito azzerando tutte le cariche. E mettendo di fatto alla porta tutti coloro che avevano fatto parte della direzione al tempo di Marco Follini e che a lui erano legati. Quelli che sono rimasti fanno parte o dell'ala bacciniana, come Armando Dionisi, capo della segreteria organizzativa, o direttamente a Lorenzo Cesa (e quindi a Casini), come i due vice, Erminia Mazzoni e Mario Tassone, oppure sono ormai schierati con il leader, come il terzo vicesegretario Totò Cuffaro. A Harry Potter, come era stato soprannominato, non è dunque riuscita l'ultima magia: dopo aver perso la carica di segretario ora è stato messo definitivamente da parte. Senza rumore, senza scontri accesi, senza liti. Così come del resto è nella migliore tradizione democristiana. «Non è vero che sia scomparso — sibilano nel partito — ora può dedicarsi alla sua Fondazione...». Marco Follini ha firmato la sua «emarginazione» a ottobre dell'anno scorso, quando il partito, messo alle strette proprio dall'allora segretario, decise di voltare pagina e scegliere Lorenzo Cesa. Follini voleva imboccare una strada che a molti non piaceva, ai «berluscones» come Giovanardi, ma anche, in fondo, a Pier Ferdinando Casini: quella di far uscire l'Udc dal governo dando un appoggio esterno alla Cdl. Una strategia che portava alle estreme conseguenze quella che comunque è stata poi la linea seguita dai centristi in campagna elettorale: differenziarsi da Berlusconi per non essere «divorati» dal premier e da Forza Italia. L'idea era giusta, non il modo di portarla avanti. Così Follini è stato costretto a mettersi da parte e a diradare sempre più le sue apparizioni nelle televisioni e sui quotidiani. Non rinunciando comunque, nelle poche apparizion