Rutelli si defila per nascondere la figuraccia

Francesco Rutelli da giorni ha fatto perdere le sue tracce su giornali e televisioni. In un momento politico incandescente, tra accuse di brogli, richieste di accordi tra maggioranza e opposizione, il presidente della Margherita ha scelto una posizione quanto mai defilata. In televisione ha mandato a parlare Ermete Realacci, le interviste sui giornali sono state affidate a altri esponenti del partito, ma lui, il leader, non si è più visto. Qualche piccola dichiarazione alle agenzie ma nulla più. Il motivo, secondo molti esponenti di Dl, è tutto da ricercare nel pessimo risultato elettorale: un misero 10,5 a livello nazionale — quando Franco Marini aveva detto che si poteva parlare di vittoria dal 12% in su — e addirittura un 9% a Roma, dove Dl è stata scavalcata, per la prima volta, da Rifondazione. Un po' pochino per uno che ha fatto il sindaco della capitale per sette anni e che nella sua città si è speso molto in campagna elettorale. Così in molti sospettano che il suo sia un silenzio «ragionato», voluto per cercare di far dimenticare la pessima figura. E il suo rinnovato entusiasmo per il fututo partito Democratico non sembrerebbe essere altro che il tentativo di nascondere il responso delle urne. Di sicuro però la Margherita fa fatica a digerire quel dato. Anche perché con quello striminzito dieci per cento sono saltati molti accordi dentro il partito. Il primo a essere penalizzato dal mancato successo elettorale potrebbe essere il presidente della Provincia di Roma Enrico Gasbarra. Prima del voto si parlava di un suo incarico nel futuro governo dell'Unione come sottosegretario o viceministro al ministero per le Aree Metropolitane. Oggi quell'ipotesi viene considerata come molto remota perché prima ci sono da riempire altre caselle, «accontentare» con qualche incarico i candidati della Margherita che non sono stati eletti per colpa dello scarso risultato elettorale. Un elenco che comprende, fra gli altri, Sandro Battisti, l'ex segretario regionale del Lazio dei Democratici, Cristina De Luca, dell'esecutivo nazionale del partito, Giuseppe Fanfani, responsabile nazionale giustizia dei Dl, che ha mancato l'elezione in Toscana, Bruno Dettori, senatore uscente, prodiano, «trombato» in Sardegna, Gigi Meduri che era stato sottosegretario con il governo D'Alema e che ha mancato l'elezione in Calabria. Rutelli lo sa e preferisce tacere. E allo stesso tempo cercare di tenere a bada le tensioni che si stanno scatenando all'interno del partito romano. Subito dopo il risultato del voto, ad esempio, il segretario Roberto Giachetti ha annunciato le sue dimissioni che poi sono rientrate. Ma l'atmosfera è rimasta molto tesa. I «rutelliani» hanno messo pesantemente sotto accusa gli uomini di Prodi nella capitale — primo fra tutti proprio il presidente della Provincia Enrico Gasbarra — perché non si sarebbero impegnati in campagna elettorale. «Ora a Roma ci sono le elezioni comunali — chiosa un esponente della Margherita — è chiaro che nessuno si è impegnato più di tanto perché la battaglia vera per loro si gioca sull'elezione in Campidoglio». Rutelli, intanto, tace. E riflette.