di NICOLA IMBERTI SI TORNA a casa.

La politica, si sa, è fatta di scelte e così, un gruppetto abbastanza nutrito di europarlamentari italiani, forse stufo di trascorrere parte della settimana a Strasburgo, ha deciso di fare le valigie e tornare tra le «mura amiche» di Montecitorio. Undici eurodeputati (il 14% della delegazione italiana in Europa) che, incuranti della volontà degli elettori, hanno deciso di candidarsi alle elezioni politiche. E così, nella prossima legislatura, buttando all'aria il lavoro fatto in questi due anni, torneranno ad essere deputati e senatori della Repubblica italiana se non addirittura ministri. Sì perché quegli «undici piccoli indiani» sono tutti big della politica che difficilmente, dovendo scegliere, rinunceranno al «grande ritorno». Partiamo dall'Unione. Al momento la coalizione guidata da Romano Prodi si trova costretta a richiamare in patria addirittura il futuro presidente della Camera. Sia il leader del Prc Fausto Bertinotti che il presidente dei Ds Massimo D'Alema, infatti, che secondo indiscrezioni sarebbero in corsa per sedere sullo scranno più alto di Montecitorio, sono diventati eurodeputati nel 2004. Discorso analogo per due (o forse più) ministri del futuro governo Prodi. A Strasburgo siedono infatti i due ministri «in pectore» delle Attività Produttive: il diessino Pierluigi Bersani (che però potrebbe anche essere dirottato sulla poltrona di segretario della Quercia) e il suo sfidante Enrico Letta (Margherita). Ma anche la candidata alla poltrona di ministro degli Esteri Emma Bonino (Rosa nel Pugno) sarà costretta a tornare a casa. Meno quotati, ma comunque importanti per una coalizione che dovrà fare affidamento su tutti gli eletti, altri due eurodeputati: il leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro (che rischia di essere fondamentale con i suoi 5 senatori) e quello del partito dei Pensionati Carlo Fatuzzo. Nella Cdl, invece, le cose sono leggermente diverse. Qui, almeno per il momento, non ci sono governi da fare per cui, gli eurodeputati eletti, potrebbero optare per rimanere in Europa fino a nuovo ordine. Difficilmente sceglierà questa strada il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa che, proprio per il suo ruolo all'interno del partito, potrebbe essere costretto a tornare a Roma. Diversa la posizione del suo collega di partito, e capo della segreteria politica dell'Udc, Armando Dionisi. Il leader della delegazione centrista al parlamento europeo è stato candidato come secondo, dietro a Pier Ferdinando Casini, nella circoscrizione Lazio 2. Al momento, quindi, non risulta eletto anche se Casini, quasi certamente, sceglierà un'altra circoscrizione. A questo punto Dionisi sarà colto dal dubbio amletico: tornare a Strasburgo facendo entrare a Montecitorio l'ex assessore alle Politiche Sociali della Regione Lazio Anna Teresa Formisano, o sedersi sui banchi dell'opposizione? La Formisano, ovviamente, spera. Torneranno quasi sicuramente in Italia, invece, due vecchie conoscenze della politica italiana: Paolo Cirino Pomicino e Gianni De Michelis. Quello di Pomicino, però, è un ritorno particolare. Nel 2004, infatti, l'ex ministro Dc, venne eletto in Europa nelle file dell'Udeur di Clemente Mastella. Cacciato dal partito un anno più tardi, Pomicino ha aderito alla Nuova Dc di Rotondi nelle cui liste è diventato deputato lo scorso 9 e 10 aprile. Essere un buon politico in fondo significa anche fare le scelte giuste. Infine un discorso a parte è quello che riguarda il leader della Lega Umberto Bossi. L'11 marzo del 2004 il «Senatur» veniva ricoverato in ospedale colpito da ictus cerebrale. Nonostante le gravi condizioni di salute Bossi venne candidato alle Europee risultando eletto con 285mila voti. Oggi, il leader della Lega, non è certo guarito perfettamente ma, più combattivo che mai, è pronto a tornare ad indossare la casacca di deputato.