Berlusconi carica i suoi: «Ce la possiamo fare»
Silvio Berlusconi è più convinto che mai che la sfida sulle elezioni sia tutt'altro che persa. Anzi, in questi giorni ai suoi collaboratori più stretti appare più «carico» che mai e a tutti gli esponenti di Forza Italia che incontra non fa altro che ripetere che alla fine l'Unione dovrà fare i conti con lui. Ma che soprattutto bisogna continuare a verificare le schede e a contare i voti. Specialmente ora che Roberto Calderoli ha tirato in ballo la storia delle oltre 45 mila preferenze ottenute dalla Lega Alleanza Lombarda che sono stati conteggiate a favore dell'Unione e che invece non dovrebbero essere assegnate alla coalizione di centrosinistra. Del resto Berlusconi è convinto che Prodi, in queste condizioni, non riuscirà mai a formare il governo. Per questo ha subito giocato di sponda con Massimo D'Alema chiedendo di sedersi insieme a un tavolo e discutere insieme dei temi più importanti del Paese. Un accordo che, se accettato, porterebbe probabilmente il prossimo Presidente della Repubblica a dare l'incarico a un tecnico, escludendo il Professore. E un governo di questo tipo servirebbe solo per arrivare a nuove elezioni il prossimo anno. Dove Berlusconi potrebbe probabilmente ritentare di vincere. Ma il Cavaliere sa anche che c'è da giocare tutta la partita dell'elezione del successore di Ciampi. E in quella partita potrebbe decidere di far scendere in campo qualcuno dei suoi: Gianni Letta (anche se l'ipotesi e sempre meno accreditata) oppure ancora il ministro dell'interno Giuseppe Pisanu. Ingiustamente messo sotto accusa in questi giorni e che potrebbe essere risarcito con un incarico prestigioso. Ieri però le distanze tra il premier e Romano Prodi sono rimaste abissali. Il Professore, da Bologna, ha ribadito che la vittoria è del centrosinistra, che il premier deve ammetterlo e in più «presentare le proprie le scuse» per il polverone sui brogli. Solo a quel punto si potrà «iniziare a lavorare per il futuro». Secca la replica di Palazzo Chigi. «Berlusconi — ha osservato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti — ha dimostrato di voler avviare una trattativa seria aprendo due volte all'Unione: la prima martedì scorso, la seconda venerdì con la lettera al Corriere della Sera. Ma da Prodi vengono solo risposte muscolari di chiusura. In una situazione di profonda spaccatura del Paese il Professore non pensa a ricucire ma sparge il sale sulle ferite». Messa così, l'ipotesi di una trattativa, anche solo per il futuro inquilino del Quirinale o, come si chiede dal centrodestra, anche per la Finanziaria o la missione in Iraq non sembra esattamente alla portata di mano. Prodi però ha scelto ormai da tempo una linea intransigente, smarcandosi anche dall'apertura fatta da Massimo D'Alema: nessun passo finché Berlusconi non ammetterà almeno di aver perso. «Se la Cdl avesse vinto con un voto in più — ha puntualizzato il portavoce del Professore Silvio Sircana — Berlusconi avrebbe governato... Basta con questo buonismo della Casa delle Libertà perché non ci crede nessuno. Loro le elezioni le hanno perse e dopo tutti gli insulti che ci hanno riversato contro, accusandoci anche di brogli, devono chiedere scusa. Non si accettano lezioni di bon ton politico né di senso dello Stato da chi ha incendiato le polveri fino a ora». Parole che Forza Italia interpreta come una chiusura di Prodi al dialogo: «Il leader dell'Unione ha saputo solo dire "Berlusconi se ne deve andare a casa e poi chiedere scusa". In realtà il Professore è tutto teso ad allargare il divario tra le due Italie. Il Paese è già diviso a metà e l'Unione non può pensare di adottare un atteggiamento di presa in giro di una parte dei cittadini che ha votato per la Cdl irridendola. Prove di forza proprio non servono perché contribuiscono solo ad alimentare le divisioni». «Ma — si commenta sempre in ambienti azzurri — non si può rimanere immobili a lungo tempo sotto le cannonate. Senza l'apertura verso un dialogo serio, Prodi deve aspettarsi una opposizione durissima e decisa su tutto. Nessun