Quirinale, e ora spunta Pera
È apparso soltanto la sera del voto per andare a salutare Silvio Berlusconi chiuso a casa. Di lui, poi, si sono perse le tracce. Marcello Pera se ne sta rintanato nella sua Toscana. Non parla, come è normale che sia in questa fase. E come giusto sia visto per il presidente del Senato, ovvero per la seconda carica dello Stato, in questa fase non può che rimanere in silenzio. Ma le sue quotazione salgono. Salgono, salgono, salgono. Salgono fino al Colle. La corsa per il Quirinale resta per il momento chiusa a due ipotesi serie. La prima è chiaramente la riconferma di Carlo Azeglio Ciampi. Il presidente attuale non ama essere tirato in ballo e, discretamnete, in più occasioni ha fatto capire che preferirebbe calasse un po' di riservatezza sulla questione. Il suo bis, tuttavia, rimane la carta più facile da giocare perché la sua riconferma - anche solo per un breve periodo - è la soluzione meno indolore. Ed è anche l'ipotesi maggiormente gradita da Romano Prodi che teme spaccature e divisioni in vista soprattutto nella sua coalizione nella scelta del presidente della Repubblica. Per questo il Professore spinge sull'acceleratore per avere il mandato prima che sia troppo tardi. E per averlo preferisce che non ci siano altri intoppi, con la scelta di un eventuale nuove presidente. Ma in queste ore, Prodi appare uscito di scena. I Ds gli hanno messo il silenziatore e hanno aperto una trattativa direttamente con Berlusconi. E D'Alema un suo candidato per il Quirinale ce l'ha, ed è Giuliano Amato con il quale condivide la guida della Fondazione Italianieuropei. Il presidente della Quercia sa perfettamente che il dottor Sottile è gradito anche dal Cavaliere. Amato e Berlusconi si conoscono da venticinque anni e il leader della Cdl non ha mai nascosto di considerarlo un «buon amico». Ma di certo nei prossimi giorni il capo del centrodestra andrà a verificare le reali intenzioni del Botteghino. Facendo un suo nome. E nel mazzo del Cavaliere c'è un nome du tutti, quello di Marcello Pera. È già la seconda carica dello Stato, per lui si tratterebbe di salire un gradino. Ma soprattutto, da laico, è sostenuto dai cattolici. Gli ottimi rapporti di Pera con il Papa sono noti. Ma anche le gerarchie vaticane lo gradiscono molto. E si apprestano a giocare un ruolo cercando di convincere anche i cattolici del centrosinistra a votarlo. Il ruolo della Chiesa in questa partita non è secondaria in questa fase. Perché l'Oltretevere spingono perché si torni alla vera vera alternanza al Quirinale. Dopo il cattolico Scalfaro, il laico Ciampi, si torni a un cattolico. Un discorso che in verità proprio D'Alema ha bocciato nel settembre scorso. Parlando alla stampa circa l'ipotesi lanciata di Parisi di candidare De Mita al Quirinale (proprio in una logica di alternanza laici-cattolici), Baffino fu piuttosto chiaro: «Credo che all'indomani delle elezioni vada ricercata una personalità che sappia parlare al Paese perché non c'è soltanto da pensare agli equilibri politici... Questo fu il criterio che adottammo quando convergemmo su Carlo Azeglio Ciampi: una personalità in grado di avere un rapporto con il Paese perché il Capo dello Stato è anzitutto il riferimento della fiducia dei cuttadini nelle istituzioni. Questo ha saputo ha saputo essere Ciampi e questa è stata la sua forza». Ma in quell'occasione, sette mesi fa, il presidente dei Ds ha aggiunto: «Non vedo altri criteri. Quelle logiche (dell'alternanza laici-cattolici, ndr) mi paiono logiche del passato, rispondenti ad equilibri del passato. Parliamo di un'altra epoca, c'era un partito dei cattolici, un altro sistema politico...». E ha spiegato ancora: «Ciampi ha avuto uno straordinario rapporto con la Chiesa e affetto personale con il Papa: non mi pare che il mondo cattolico non si sia sentito rappresentato al vertice delle istituzioni. Diciamoci la verità, la regola dell'alternanza appartiene al mondo che fu». Ma paradossalmente, proprio quelle parole di D'Alema possono diventare rafforzano la candidatura di Pera. Perché il presidente del Se