Il Professore si schiera con D'Alema ma difende la sua linea
Ribadisco che occorre, infine, che da parte dei nostri avversari venga riconosciuta senza incertezze la vittoria della coalizione che ho l'onore di guidare». Il più duro è il Dl Beppe Fioroni che lo invita a fare «poche chiacchiere e più fatti». Il segretario dello Sdi Enrico Boselli è indispettito: «Dire che "se Berlusconi la smette di comportarsi male si apre un dialogo" è una pistola ad acqua perchè il dialogo si deve aprire comunque». Paolo Cento dei Verdi dice sì all'apertura al centrodestra ed entra già nel merito della trattativa invitando l'Unione a mettere a punto una rosa di nomi da presentare alla Cdl per la presidenza della Repubblica. L'intervista di disgelo verso la Cdl del presidente dei Ds Massimo D'Alema al Corriere fa discutere nell'Unione. E lo spettro delle reazioni va dal sollievo di chi spera che la mossa del presidente Ds contribuisca a svelenire il clima alla chiusura di chi sente immediatamente puzza di inciucio. «La disponibilità al dialogo sul Capo dello Stato - osserva l'ulivista Willer Bordon - è ovvia e scontata. A meno che non si tratti di una mossa...». Ed è dai prodiani, in alcuni casi forse più realisti del re, che arrivano i commenti meno entusiastici. «Il dialogo può esserci - osserva Natale D'Amico - ma nella differenza dei ruoli, il che comporta che la maggioranza esprime i presidenti delle Camere». Sulla stessa linea Franco Monaco che puntualizza che «un dialogo si può aprire ma oggi non è tempo di correre avanti con gli organigrammi». Dai Ds, a parte il Correntone che con Gloria Buffo invita a evitare «una pioggia di interviste e dichiarazioni», si assicura che la linea espressa dal presidente è quella della segreteria. Via Nazionale assicura che «non c'è nessuna trattativa o inciucio in corso, ma semplicemente che, se ci sarà da parte del centrodestra un cambiamento di rotta, di stile, questo verrà valutato». Anche per quanto riguarda la presidenza delle Camere. «Partiamo con l'idea del '94, del '96 e del 2001 - osserva una fonte del Botteghino - ma se poi intervengono fatti nuovi li valuteremo. Finora però non si sono visti». Se il clima dovesse distendersi, non viene del tutto esclusa l'ipotesi della presidenza di una Camera all'opposizione, e tra i «boatos» si registra anche quello di Pier Ferdinando Casini confermato a Montecitorio con Franco Marini sempre in pole position per la presidenza di Palazzo Madama. Questo, però, nel caso in cui l'organigramma delle cariche istituzionali venisse completato proprio con D'Alema al Quirinale. Un'ipotesi che «è in piedi», secondo una fonte diessina. Tanto che il Riformista nell'editoriale di oggi (e che è stato anticipato ieri) dà il presidente dei Ds «legittimamente in corsa per il Quirinale». Con D'Alema al Colle resterebbe libera la casella della Camera. Ma - fa notare una fonte del centrosinistra - sarebbe complicato proporre D'Alema al Quirinale e Fausto Bertinotti a Montecitorio. Certo, c'è la volontà di «incardinare» il leader del Prc con un incarico o istituzionale o governativo, e per questo, prosegue un pressing perchè entri nell'esecutivo. Una proposta alla quale, però, Bertinotti ha già detto di no da tempo. Proprio per questo il leader del Prc viene descritto come «al limite del fastidio» per la riproposizione, quasi quotidiana, di questa ipotesi nei retroscena e nelle indiscrezioni di stampa. «Dovrebbe ribadire ogni giorno - fanno notare i suoi - che non vuole entrare al governo e che non potrebbe dire di no a incarichi istituzionali...». Sempre per quanto riguarda il Colle, esclusa da più parti la candidatura di Gianni Letta («va bene il metodo Ciampi - si ragi