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Legge Gasparri l'Unione vuole modificarla

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Romano Prodi lo conferma, il giorno dopo, alla stampa estera. E ieri mattina Vincenzo Visco lo ha ribadito in un'intervista a Finanza e Mercati. La revisione della legge Gasparri, in particolare nella ridefinizione di una normativa antitrust nel mercato della raccolta pubblicitaria, è un punto che il centrosinistra considera essenziale del proprio programma di governo e non perde occasione di ricordarlo. Ed è un punto che tocca un nervo molto sensibile di Silvio Berlusconi. Il più sensibile probabilmente, secondo le osservazioni che si raccolgono in ambienti del centrosinistra, assai più dell'altrettanto ventilata legge sul conflitto di interessi. Tanto che sarebbe questo, secondo le interpretazioni, il vero motivo della tensione che in questi giorni si respira a Palazzo Grazioli e che porterebbe il suo inquilino ad alzare il livello della tensione politica. Ma sarebbe anche il motivo per il quale gli esponenti di centrosinistra agitano da giorni la questione: sanno che non si potrà non trattare con il centrodestra per modificare la legge, vista l'esiguità della propria maggioranza, ma in attesa che gli sherpa comincino il proprio paziente lavoro, non mancano di ricordare a Berlusconi quale sia la posta in gioco e cosa c'è sul tavolo della trattativa. Si tratta di una posta in gioco che finanziariamente nessuno è ancora stato in grado di calcolare con esattezza, nemmeno le autorità di controllo. Il valore, certamente, non è esiguo. Secondo una stima dell'antitrust, il Sic (cioè il paniere dei sistemi di comunicazione sul quale viene calcolato il tetto per le risorse, l'aspetto più controverso della legge) varrebbe complessivamente circa 23,9 miliardi. Il 20% (tetto fissato dalla legge) di tale paniere è circa il 4,7 miliardi. Lo stesso Fedele Confalonieri ha detto che il bacino di crescita per Mediaset, sulla base di queste norme, si collocherebbe fra 1 e 2 miliardi. Dunque, questione non da poco.

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