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di DANIELE DI MARIO «Per conoscere quale sarà il futuro del Paese bisognerà attendere l'elezione del ...

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L'elezione del Capo dello Stato, in virtù dell'equilibrio tra i Poli, si preannuncia essere più difficile del previsto. Decisivi, ad avviso del professor Chiappetti, saranno l'atteggiamento dei partiti e il premio di maggioranza alla Camera. Professore, la governabilità dello Stato si preannuncia essere particolarmente precaria. Qual è lo scenario costituzionale del prossimo futuro? «Per fare qualsiasi considerazione bisognerà attendere l'elezione del prossimo Presidente della Repubblica. Ciampi infatti adesso ha le mani legate. Non può dare l'incarico di governo, né tantomeno sciogliere un Parlamento appena eletto, vigendo il semestre bianco». Non essendoci ingorgo costituzionale, il futuro sembra quindi segnato. Ma come verrà eletto il Capo dello Stato, essendo la distanza tra Cdl e centrosinistra molto risibile? «I partiti dovranno mettersi d'accordo e optare per una scelta bipartisan. Anche se la vedo molto difficile, visto l'odio che la sinistra nutre per Berlusconi e il normale risentimento del Cavaliere nei confronti di chi lo ha sempre visto come uno spauracchio». Allora? Pensa a un'elezione a colpi di maggioranza? «È assai difficile che i primi tre scrutini, a maggioranza di due terzi dei votanti, abbiano successo. È probabile che il Presidente venga eletto dalla quarta votazione, per la quale è prevista una maggioranza qualificata del 50 per cento più uno. Decisivo sarà il premio di maggioranza alla Camera. Il Parlamento elegge il Capo dello Stato in seduta Comune e i deputati avranno più peso, essendo, senatori a vita a parte, il doppio dei senatori. La coalizione che ha più voti alla Camera avrà anche il premio di maggioranza e quindi un peso determinante per l'elezione del Presidente della Repubblica. A meno che i partiti, come detto, non optino per una nomina bipartisan». La corsa al Quirinale non è l'unico lato oscuro di queste elezioni? Numeri a parte, secondo lei chi ha vinto? «Ha vinto Forza Italia e la moderazione della Cdl, che, con un atteggiamento liberale e pacato, è riuscita a isolare le frange estreme della destra. La Mussolini ha preso pochissimi voti. Fi è cresciuta e ha recuperato voti, An e Udc si sono rafforzati. Il contrario di quanto accaduto a sinistra. L'opposizione, in cinque anni, è stata fatta da girotondini e no global. Logico che i partiti più estremisti - Rifondazione, Comunisti italiani e Verdi - si siano rafforzati. Sommati hanno più voti della Margherita e riescono a tenere in ostaggio Prodi, Rutelli, Fassino e D'Alema, che hanno fallito. Il Professore non può fare a meno del loro appoggio, per questo è stato costretto a mentire sul tema delle tasse. E per questo vedo assai improbabile un passaggio a sinistra dell'Udc, che, invece, si è dimostrato molto leale al premier». Quanto la nuova legge elettorale ha avvantaggiato Berlusconi? «Per niente. È un falso mito. Il premio di maggioranza su base regionale premia chi governa più regioni: il centrosinistra. La verità è che la moderazione della Cdl ha avuto successo. Oltretutto, il centrodestra sembra essere uscito indenne da quell'errore madornale di giocare "a tre punte". L'unità nel 2001 aveva fatto la differenza».

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