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«Ciampi adesso ha le mani legate»

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Una situazione alla quale è prevedibile che possano aggiungersi nelle prossime ore le accuse reciproche di brogli, da parte dei due schieramenti. Personalmente, ho votato per la Casa delle Libertà, per motivi di «occidentalismo», da persona che crede che non vi sia né Italia né Europa senza i valori che hanno le loro radici insieme nella cristianità storica del Medioevo e nella cultura giudeo-cristiana, da «garantista» che ritiene necessarie profonde riforme del sistema giustizia in senso liberale, da persona che crede che l'Inghilterra e gli Stati Uniti siano la «Patria delle libertà», pur nutrendo molte critiche verso il patto di centrodestra, sia per il suo orientamento conservatore, sia per motivi specifici che attengono alla normalità democratica del Paese. Adesso si pone comunque il problema del calendario istituzionale: convocazione della nuove Camere del Parlamento Nazionale, costituzione dei Gruppi Parlamentari, elezione dei presidenti del Senato e della Camera dei Deputati, elezioni da parte di consigli ed assemblee regionali dei delegati per la seduta comune del Parlamento Nazionale, convocazione del Parlamento in seduta comune dei suoi membri con la partecipazione dei delegati regionali per la elezione del Presidente della Repubblica, porterebbero, in caso di vittoria de L'Unione e se si volesse osservare la prassi fin qui seguita, alla permanenza in carica del governo Berlusconi, battuto nelle elezioni, per un non breve periodo di tempo. Infatti, secondo non le norme né le consuetudini costituzionali, ma solo per «utile prassi», dopo le elezioni generali il governo uscente si dimette soltanto dopo la riunione delle Camere, la costituzione dei gruppi parlamentari e la elezioni dei presidenti delle due Camere, e si addiviene alla formazione del nuovo governo dopo le consultazioni di rito dei neocostituiti gruppi parlamentari da parte del Capo dello Stato. Un primo problema: quale capo dello Stato? Quello scaduto o in scadenza, o il nuovo eletto? Per correttezza, certamente il nuovo! Ma occorre veramente con il nuovo sistema elettorale osservare questa tradizionale procedura, che è stata escogitata solo per motivi di «necessaria utilità»? Salvo casi eccezionali, nei quali rivivono i «poteri presidenziali di prerogativa» del Capo dello Stato, questi dà l'incarico della formazione del governo alla personalità che, in base alle consultazioni, dà garanzia di poter formare e garantire dell'appoggio della maggioranza in Parlamento, da esprimersi con la concessione della fiducia. Con il nuovo sistema elettorale invece, sono gli elettori ad indicare direttamente con il loro voto, il leader che dovrà formare e guidare il governo: e per questo le tradizionali consultazioni costituiscono ormai un'inutile formalità! Se i risultati delle votazioni saranno chiari a favore di una delle due coalizioni, il Presidente della Repubblica può, e forse addirittura «deve», legittimamente chiedere immediatamente dopo l'esito delle votazioni, le dimissioni del governo in carica, battuto nelle urne, ottenerle doverosamente e procedere alla nomina del nuovo Presidente del Consiglio dei Ministri, capo della coalizione vincente, e del Governo da lui proposto. Qualora si volesse seguire per scrupolo la vecchia prassi, si avrebbe l'assurdo della permanenza in carica del governo battuto, con il pericolo che esso, senza la fiducia reale del popolo e del Parlamento neo-eletto, si trovi a dovere affrontare situazioni gravi e delicate d'ordine interno ed internazionale. La strada maestra, permessa dalla Costituzione è quella della richiesta di immediate dimissioni del governo in carica, se sconfitto nelle urne, e della accettazione di esse da parte del Presidente della Repubblica, «custode» ultimo della Costituzione e garante del corretta «continuità» delle funzioni costituzionali ed in particolare di quella di governo, e della immediata nomina del nuovo Presidente del Consiglio, «designato» direttamen

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