Cauto il vicepremier, chiuso in via della Scrofa La Russa: «Il nostro dato è il migliore dal '96»
Si giocava tutto lì, al fotofinish. Per questo, state calmi e vedremo». Gianfranco Fini si mostra ancora più calmo e tranquillo di sempre. E invita tutti alla prudenza. Prudenza massima sul risultato delle urne. D'altro canto lui stesso lo aveva detto nei giorni scorsi. Raccontando la situazione a un amico, aveva spiegato proprio l'ultima sera di campagna elettorale: «Guarda, siamo appena usciti dall'ultima curva e siamo appaiati. Ora, chi mette la testa davanti, ha vinto. Ma chi può dirlo come finirà?». E ieri Fini arriva a metà pomeriggio nella sede del suo partito, in via della Scrofa, dove - vista l'aria - non era stata allestita neanche una saletta per i giornalisti. Unico partito, tra l'altro, che non aveva neppure predisposto una stanza per accogliere i giornalisti. Le tv ormai già hanno rimandato in onda gli exit poll che danno una sconfitta netta del centrodestra. Fini si limita a commentare con un sibillino: «Vedremo, tranquillo non scappo. Commento più tardi». E si barrica nel suo ufficio. Accoglie soltanto pochi fedelissimi. Le bocche dei leader restano cucite ma, con il passare delle ore, il clima si è rasserenato nel quartier generale di An a via della Scrofa. E il boato con gli applausi giunto da alcuni uffici del partito alla quinta proiezione del Senato dà il segno di un ottimismo sempre più manifesto. Al terzo piano del partito restano asserragliati assieme a Fini, il ministro Gianni Alemanno, Francesco Storace insieme ai fedelissimi e alla moglie del ministro degli Esteri rimasta tutto il pomeriggio a seguire i dati prima degli exit poll poi delle proiezioni. Ma con il passare delle ore l'atmosfera è cambiata. Se infatti il viceministro Adolfo Urso, commentando gli exit poll, ipotizzava che in caso di sconfitta della Cdl «bisognerà partire da subito con serenità e responsabilità per il grande partito unico del centrodestra», dopo l'ultima proiezione al Senato il portavoce di An Andrea Ronchi scende e, tra la selva di telecamere e giornalisti, manifesta ottimismo. «Gli exit poll sono stati clamorosamente battuti - dice soddisfatto il portavoce di An - come vedete i dati che stanno arrivando confermano il nostro iniziale ottimismo. Siamo avanti nei seggi al Senato. Attendiamo ora lo spoglio della Camera». E a raccontare l'umore di An contribuisce anche il direttore del Secolo d'Italia e candidata di An Flavia Perina. «Il partito - dice - è contento e ringalluzzito. Ora siamo fiduciosi sulla Camera perchè i giovani hanno sempre votato per il centrodestra». Sul dato interno al partito, che si attesta oltre il 12% (secondo le proiezioni tendente anche al 13%), canta vittoria invece Ignazio La Russa. Che esprime «soddisfazione» perché «se venissero confermati i dati del Viminale, Alleanza nazionale avrebbe registrato il miglior risultato dal 1996», con «una chiara inversione di tendenza». In termini assoluti, tuttavia, An - anche in caso di vittoria della Cdl - dovrebbe avere una riduzione di seggi, scendendo dai 97 della legislatura appena finita, agli 89 delle previsioni. In realtà già il commento nel 2001, quando il partito si era attestato al 12%, era stato di grande soddisfazione. Allora Fini fu chiaro. Commentando il voto: «Noi ridimensionati? Nemmeno per sogno: siamo al 12 per cento come alle regionali, e soprattutto abbiamo più parlamentari del '96». E aveva aggiunto: «È inevitabile che in uno scontro cosà polarizzato, tutto finisce per giocare a favore di Berlusconi. Tuttavia noi restiamo il gruppo determinante per qualsiasi maggioranza». Poi, però, aveva aggiunto sornione citando una massima alla «Catalano», il famoso filosofo «lapalissiano» della trasmissione «Quelli della Notte»: «Preferisco avere qualche punto percentuale in meno, più parlamentari e vincere le elezioni, piuttosto che avanzare di qualche voto, avere meno parlamentari ed essere sconfitto alle elezioni».