Abruzzo, Cdl più forte delle spaccature

La cautela frena la festa già allestita nelle piazze, in Abruzzo come altrove. A conti fatti le prime proiezioni dimostrano come il nuovo sistema elettorale abbia lasciato molto spazio alle sorprese. Diverse, però, da quelle che forse molti si aspettavano. Il recupero in corsa del centrodestra al Senato è stato, per certi versi, inatteso. La rottura interna all'Udc, con il passo indietro dei consiglieri regionali delusi nelle loro aspettative. Alleanza Nazionale lacerata da candidature maldigerite e agitata da ambizioni e personalismi che neanche le spalle larghe di Teodoro Buontempo, nominato coordinatore regionale, sono riuscite a sopportare con facilità. Con queste carte in mano non la fiducia, ma solo la fede potevano far pensare ad un recupero. Invece, il passo avanti c'è stato. Quanto meno rispetto alle regionali, che si erano rivelate una passeggiata trionfale per il centrosinistra e per il governatore Ottaviano Del Turco. In parte anche rispetto alle parlamentari del 2001, che in gran parte dei collegi avevano portato, con l'uninominale, a Roma i candidati di Ds e Margherita. Insomma, se in Abruzzo l'Unione respira, il Polo non è rimasto completamente soffocato, soprattutto di fronte ad un dato di partenza non confortante. In assenza dei dati definitivi i commenti sono ancora tiepidi. Fermi restando alcuni elementi di base. Forza Italia si conferma il primo partito, seguito dai Ds. Gli azzurri e, complessivamente, la Casa della Libertà sono forti anche in quelle città, come Chieti, in cui il sentrosinistra ha conquistato il Comune con una maggioranza quasi bulgara. Lì il centrodestra nella tarda serata si era attestato, al Senato, sul 50,37%, contro il 49,63% degli avversari. In provincia di Chieti, a Lanciano, dove a maggio si voterà per le amministrative, An guadagna 4 punti e Forza Italia 3, mentre scende di due punti l'Udc, schizza Rifondazione, attestandosi all'8,5%. Forza Italia è il primo partito anche a Pescara, dove l'Udc, grazie alla candidatura a sorpresa di Carlo Masci, ha ottenuto la sua migliore performance. Secondo partito i Ds, mentre viaggiano quasi appaiati Alleanza Nazionale e La Margherita. E anche questa è una sorpresa, perché Dl, che è il partito del potentissimo sindaco Luciano D'Alfonso, perde secchi secchi dieci punti percentuali. An, schiaffeggiata dai suoi stessi consiglieri comunali, che hanno costituito un'associazione a parte, di punti ne guadagna un paio. Anche alla Camera, dove il voto dei giovani è senz'altro più incisivo. Un dato che Teodoro Buontempo, in primissima battuta, analizza così: «Ho sempre sostenuto che questa campagna elettorale si muove su due piattaforme, una mediatica, quella dei big, e una dei cittadini. Piattaforme che tra di loro non comunicano, perché la società spesso si muove con motivazioni diverse». Chi non riesce a interpretare il risultato abruzzese è Maurizio Acerbo, leader di Rifondazione comunista, partito rivelazione del centrosinistra in Abruzzo. Personalmente Acerbo la sua battaglia l'ha vinta, visto che a Roma lui è praticamente già seduto: Bene è andato anche l'Udc, che non avrebbe dovuto godere del favore dei pronostici dopo la rottura postcandidature: «Mi sembra che il partito abbia ottenuto un buon risultato — spiega l'on. Rodolfo De Laurentiis, che il voto ha di fatto riconfermato — abbiamo dimostrato che esiste un radicamento vero sul territorio e intorno alla figura del leader Pierferdinando Casini». Secondo i dati del Viminale, in base all'assegnazione dei sette seggi, i senatori eletti in Abruzzo risultano: Gavino Angius e Giovani Legnini (Ds), Franco Marini (Margherita), Lidia Menapace (Prc); Andrea Pastore e Filippo Piccone (Fi), e Altero Matteoli (An). Angius, Menapace e Matteoli sono candidati anche in altre regioni (rispettivamente Umbria, Friuli Venezia Giulia e Toscana). Se optano per quei collegi, in Abruzzo verrebbero eletti: Giovanni Lolli (Ds), Giuseppe Di Lello (Prc) e Marcello De Angelis (An).