VOTO all'ombra del crocifisso.
In Umbria il presidente di un seggio l'ha fatto asportare, nelle Marche un elettore non ha votato perché la sua richiesta di toglierlo non è stata esaudita, in Veneto, invece, un cittadino ha ottenuto che l'immagine religiosa venisse staccata dal muro. Fin qui la cronaca. Ai fatti, com'era prevedibile, sono seguite le solite polemiche a sfondo politico. Ad Amelia, secondo quanto accertato dai carabinieri e dalla Prefettura di Terni, sabato pomeriggio all'atto dell'insediamento del seggio numero 8 nella scuola di Fornole, il presidente avrebbe deciso di togliere il crocifisso dal muro dell'aula destinata alle operazioni di voto, causando le proteste di alcuni rappresentanti dei partiti di centrodestra impegnati nello stesso seggio. A Corinaldo (Ancona) Fiorenzo Nacciariti, 50 anni, simpatizzante dell'Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, ha inutilmente chiesto alla presidente del seggio elettorale n. 19 delle Scuole elementari Puccini di Senigallia di rimuovere il simbolo della religione cattolica dalla sezione. Nacciariti ha ritirato le schede per le elezioni di Camera e Senato ma si è ritenuto «impossibilitato» ad esercitare il suo diritto «per la presenza del simbolo della religione cattolica apostolica romana, detto crocifisso, nelle sale delle votazioni». Ed è stata polemica anche nel comune trevigiano di Cornuda sulla presenza dei crocifissi nei seggi elettorali, che un pensionato ha chiesto, e ottenuto, venissero tolti. Dopo una breve consultazione con il responsabile dell'ufficio elettorale municipale, il presidente di questa sezione di voto, e in seguito quelli delle altre cinque, ha acconsentito a togliere i crocifissi, dandone comunicazione anche alla Prefettura di Treviso. «Quando la sinistra predica contro il crocifisso nei luoghi pubblici, c'è chi pensa di eliminare la croce dalle aule nel modo e nel momento meno opportuni: durante l'esercizio più alto della democrazia, il voto. Un metodo ipocrita e meschino per imporre ad altri il proprio concetto di imparzialità. Ma per conquistarsi sicuramente un titolo sui giornali», è stato il commento di Piero Testoni, di Forza Italia. «Un fatto inqualificabile quello accaduto nel seggio di Amelia», afferma il coordinatore regionale di Fi del Lazio Beatrice Lorenzin, che osserva: «È un gravissimo atto d'intolleranza ancor più grave perchè compiuto da un pubblico ufficiale nello svolgimento delle proprie funzioni che ha confuso un simbolo religioso come il crocifisso per un simbolo politico». «Violare la legge che prevede il crocefisso nei luoghi pubblici, ancor più dopo la recente sentenza del consiglio di Stato, rende duramente sanzionabili i presidenti di seggio», secondo il presidente dei deputati dell'Udc, Luca Volontè. Anche Elisabetta Gardini, portavoce del coordinamento nazionale di Forza Italia, definisce «gravissimo» che in alcuni seggi elettorali siano stati rimossi i crocefissi. Per la Gardini «quello che sta accadendo in varie parti d'Italia è una grave offesa al sentire comune della stragrande maggioranza degli italiani».