La Mussolini da Roma avverte «Siamo noi la vera destra»
Del resto, in questa campagna elettorale non si parla dei problemi della gente». È iniziato così, con una frecciata agli alleati della Cdl, il pomeriggio romano di Alessandra Mussolini. Parole pronunciate dalla leader di As poco prima dell'inizio del comizio di chiusura della campagna elettorale del suo partito, in Piazza del Pantheon. Davanti a lei duecento militanti ben forniti di striscioni e bandiere tricolori che hanno accolto i candidati della formazione che si vanta di essere «la sola forza sociale del centrodestra»: Mino Damato, Roberto Fiore, Adriano Tilgher e il principe Lillo Sforza Ruspoli. «Siamo andati accanto alla gente - ha detto Mussolini nel suo comizio - proponendo un giro di vite per la legge Bossi-Fini sull'immigrazione; siamo contro i Pacs che minano la vera famiglia; vogliamo il rilancio delle infrastrutture per creare nuovi posti di lavoro». Duro l'attacco della nipote del Duce al centrosinistra: «Quello di Prodi è il programma delle tre T: tasse, teppisti e transgender. Sono stata ad una trasmissione in tv - ha detto alludendo a Luxuria - con una "signora" che portava 45 di scarpa...». Quanto agli altri esponenti dell'Unione, per la parlamentare europea Diliberto «è uno che deve chiedere che gli venga messa una bomba quando parla, altrimenti nessuno se lo fila; Fassino è così magro che se dovesse andare al governo ti succhierebbe subito il sangue». Mussolini non ha trascurato di lanciare qualche allusione anche agli alleati: «Basta togliersi le scarpe per andare in moschea; basta fare politica solo per occupare le poltrone». Più esplicite sono state le critiche di Adriano Tilgher a Storace: «Non si possono avere compagni di strada che ti intercettano. Noi vogliamo intercettare i voti della gente per cambiare la legge Biagi che ha reso precari troppi giovani». Tra stroncature a sinistra e critiche a destra, solo Berlusconi si è salvato grazie ad Alessandra Mussolini, che gli ha riconosciuto di essersi presentato ad Alternativa Sociale con un programma aperto. «Ma noi - ha concluso - per troppo tempo abbiamo dovuto tapparci la bocca per non rispondere alle provocazioni degli alleati».