Fini e Casini pensano già al dopo elezioni
Attorno a un tavolo c'è il presidente del circolo e un socio su due lati e su altri due ci sono il vicepremier e il deputato Enzo Nespoli, il padre della nuova legge elettorale. Si gioca a tressette, la squadra di An è ancora sotto all'ultima mano. Ma è proprio nell'ultimo giro che sovverte il risultato e vince. Fini sorride con un ghigno: «Ecco, ora avete capito come andranno le elezioni». Nutre ancora ottimismo il leader di An. Come nutre ottimismo Pier Ferdinando Casini, quando sale sul palco di piazza del Plebiscito. Ma tutt'e due fanno discorsi simili, quasi da fotocopia. E se per Berlusconi la parola chiave è «libertà» per i due cinquantenni del centrodestra si tratta di una parola d'ordine: futuro. Perché è al futuro che le due mezze punte della Cdl si riferiscono, perché è il futuro che citano in più occasioni. E sia Fini, sia Casini (che parlano a braccio, mentre il Cavaliere legge un discorsetto) piazzano i paletti della coalizione del domani. Una coalizione di valori. Famiglia, Italia sono i temi che si rincorrono nei due discorsi. Il leader dell'Udc, che parla per primo, si rivolge ai giovani. E poi anche ai disabili. E poi anche ai soldati impegnati nelle missioni all'estero. Strappa l'applauso quando dice che sta per arrivare «lo sfratto a Bassolino» (e la piazza risponde intonando: «Chi non salta Bassolino è, è»). Poi entra nel vivo. E ricorda che la sinistra ovunque governi è contro i valori. In Olanda, dove sta per promulgare la legge sull'eutanasia «per la soppressione degli anziani o dei neonati affetti da malformazioni»; in Spagna, dove ha varato la legge che consente «l'adozione di bambini da parte di coppie omossessuali». Valori, per Casini, sono anche la legge sulla droga che «vieta la libertà di drogarsi». Ma il centrodestra del domani difenderà tutto ciò che è italiano perché «ci vergogniamo di quelli che gridano 10, 100, 1000 Nassiriya». E sarà al fianco del ceto medio. Poco dopo parla Fini. E ricalca gli stessi argomenti del suo predecessore. E ai valori di Patria e Famiglia, già annunciati da Casini, aggiunge anche quelli del Lavoro e della Sicurezza. Siamo al Sud e anche questo conta. Conta per esempio sottolineare che «noi consideriamo il lavoro al centro dell'economia, non chiediamo alle coop di fare scalate, noi siamo una coalizione veramente interclassista». Il ministro degli Esteri ricorda anche che la «pace non si conquista con le bandiere arcobaleno», ma rimarca la distanza dal centrosinistra, che «ha più bandiere rosse di quante ce ne fossero in Unione Sovietica». E evidenzia come «non si ama la famiglia quando si parla di pacs». Insomma, i valori. Fini, però, vuole essere anche l'ala conciliante della coalizione. Non attacca i magistrati, chiede loro di essere imparziali. E insiste perché si impegnino di più per garantire maggiore sicurezza. Vuole essere anche l'ala rassicurante del centrodestra, quella che sa ammettere che «ci sono ancora problemi da risolvere», ma non per questo «si può tornare indietro, dando il Paese a Prodi che rappresenta il passato, l'Italia dell'altro ieri che non vogliamo». Sarà dunque una coalizione che punta sui valori. Pochi paletti chiari che tra l'altro sono stati anche in parte trascurati in campagna elettorale. Forse solo appena accennati, visto che s'è parlato più di tasse e «coglioni». Da loro, dalla coppia dai capelli appena brizzolati della Cdl, dai due bolognesi trapianti a Roma e che tanto piacciono al salotto buono (tutto milanese) della finanza nazionale, arriva una spinta chiara all'innovazione. A cambiare il centrodestra, a costruire una coalizione nuova. I conti del dopo dieci aprile nel centrodestra si sono già aperti. È vero, tutti sul palco si stringono, si abbracciano e danno un'immagine di solidità, di unità. Ma da lunedì, per esempio, scade il «fioretto» di Casini, che s'era imposto di non rispondere più agli attacchi del Cavaliere, alle stuzzicate. E da lunedì anche Fini non si sentirà più assolutamente comp