L'ultimo sondaggio, il tuffo tra la gente
Anche se lui stesso, quando imbocca via del Plebiscito, la via di casa, incrocia un'antiquaria che gli chiede rassicurazioni: «Presidente, allora vinciamo?». E lui, con sorriso compiaciuto di chi la sa lunga, si lascia scappare: «Speriamo». Il Cavaliere, dopo la conferenza stampa a Palazzo Chigi durante la quale attacca i pm milanesi, si lancia tra la gente, si tuffa tra le braccia dei tifosi. Ha fatto spesso così. Nei momenti di difficoltà, quando tutto sembra girare male, quando il vento non sembra più soffiare nelle vele, il Silvio nazionale esce da Palazzo Chigi a piedi e si lancia tra la gente. Un po' come le rockstar che planano sul loro pubblico. E infatti che altro sarebbe questo bagno di mani sudate, fanciulle procaci che si fanno avanti, tette sbattute in faccia, ragazzini ansimanti che si fanno avanti con la speranza di stringere la mano, sgnori attempati che chiamano al telefonino con la faccia da bambini: «Non sai chi ho davanti. Indovina un po'?». E infatti che altro sarebbe questa moltitudine di distinte signore con borsetta firmata che si mettono a sgomitare buttando anche all'aria gli omoni della scorta pur di giungere al cospetto del Cavaliere e chiedere senza esitazioni: «Ho la pensione da fame, perché non fa qualcosa?». E infine che altro sarebbero quelle simpatiche scolaresche che interrompono la visita al museo per venire per strada a vedere di persona questa madonna pellegrina che cammina per via del Corso: che cosa farà più effetto sui genitori al ritorno a casa? Il fatto di aver visto la mostra di Modigliani o avere sul telefonino l'immagine del Cavaliere sorridente? L'Italia è questo. E anche questo. E altro non sarebbe tutto ciò se non il bisogno materiale, fisico di immergersi in apnea tra la gente. La ggente. La «mia» gente, dice il Cavaliere. E non potrebbe essere altro perché queste passeggiate di Berlusconi nel centro di Roma non fanno un voto. Nemmeno uno? Nemmeno uno, è certo. Perché in media il Cavaliere incontra su dieci persone due turiste francesi alle quali può dire in perfetto francese che «le donne francesi sono benvenute se sono belle come voi» (frase peraltro già detta poco prima a Palazzo Chigi a una studiosa); due turiste spagnole alle quali sorridendo chiede se stanno con Aznar o con Zapatero, e quelle rispondo: «Aznar», lui sorridente se ne va e qualcuno gli fa notare: «Votano centrodestra ma tifano Barcellona (prossima avversaria del Milan in Champions League ndr)»; un tifoso dei rossoneri; due ragazzi di scuola media che provengono da Caserta ai quali il premier fa a memoria la descrizione completa della Reggia come se quelli non l'avessero mai vista; un bambino di una scolaresca del Nord nella cui bocca scorge una macchinetta per rimettere in ordine i denti e gli spalanca le labbra per far finta di sincerarsi della sua salute odontotecnica; un turista tedesco che lo snobba: un fan dell'Unione che gli grida: «W Prodi». Poi ovviamente c'è anche qualche imprevisto, un coglione può capitare. Lui, il premier, è felice così. E rientrando a Palazzo Chigi dice ai suoi: «Avete visto che calore della gente? Quanto mi vogliono bene? Quando Prodi cammina per strada nessuno nemmeno lo guarda». Un paragone azzardato perché è come voler confrontare la rockstar Madonna e il più grande pianista del Novecento, Arturo Benedetti Michelangeli. Ma Berlusconi, si sa, vede del bene ovunque. Dopo due mesi di sovraesposizione in tv oramai gli italiani nella mente lo hanno catalogato come un personaggio quasi irreale. E quando lo vedono con i loro occhi, sembrano non crederci. E scattano foto. Foto, foto, foto. Tutti vogliono un'immagine, una prova da mostrare agli amici, da rivedere per crederci davvero come se fossero in un sogno. Non più parole, parole, parole ma foto, foto, foto. Foto con le macchinette, con i telefonini. Tutti vengono coinvolti. Persino la scorta è costretta ad abbandonare il proprio ruolo e a piazzarsi davanti al Cav per immortalare il capo con la fan di turno. Persino il regista personale del Cav (prego, res