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Mentana: «Non sapevo nulla». Confalonieri: «Chi se ne frega se non è stato avvertito»

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La pietra dello scandalo tv, l'ennesimo gioco virtuale di questa campagna elettorale molto televisiva, la trasmissione che ci poteva essere e non c'è stata, con Silvio Berlusconi in solitaria su Canale 5. E così ieri negli studi televisivi più belli del mondo, quelli del tg5 al Celio (uno dei sette colli di Roma) dentro un ex convento medievale, invece di fare tv si è fatto teatro. Tanti gli attori, presenti o evocati: Berlusconi e Prodi, Fassino e Rutelli, Fini e Casini, Mentana e Toni Capuozzo, Rossella e Confalonieri. Gli spettatori sono stati i numerosi giornalisti presenti, alcuni nervosi e preoccupati, quelli Mediaset, altri curiosi, gli esterni, tutti ad aspettare di sapere come sarebbe andata a finire la telenovela del giorno. Tutto era cominciato in mattinata quando inizia a circolare la notizia che Berlusconi avrebbe fatto una conferenza stampa solitaria in prima serata su Canale 5 in una speciale puntata del settimanale «Terra». Da quel momento prime e seconde file del controsinistra si scatenano per denunciare «l'inaccettabile violazione della par condicio». Prodi e i suoi sono pronti a tutto per evitare che Berlusconi si impossessi di uno spazio tanto prezioso, la prima serata della rete ammiraglia Mediaset. Rutelli e Fassino decidono di passare dalle parole ai fatti, e annunciano che per protesta non andranno alla prevista registrazione di «Matrix». Ma Fini e Casini che dovevano essere i competitor dell'occasione sono già arrivati. Di questa vicenda sanno poco e niente. Però a un certo punto si stufano. Visibilmente contrariati escono dalla stanzetta accanto allo studio di Matrix dove aspettavano i loro avversari, decisi ad andarsene. Nel vialetto che separa gli studi dalla mensa per i dipendenti e la saletta per gli ospiti, Fini e Casini trovano la folla di giornalisti che cercano di avere da Mentana e dai colleghi del comitato di redazione del Tg5 i particolari su come e quando fosse nata l'idea di questa trasmissione con Berlusconi e del suo naufragio. Fini comunque si avvia alla macchina: «Dopo 45 minuti io non aspetto più nessuno. Qualcuno deve imparare l'educazione». Casini gli dà man forte: «Noi abbiamo fatto tutta la campagna elettorale rispettando le regole e loro ci trattano così. Alla faccia del bon ton!». Un secondo dopo che i due hanno comunicato al mondo la loro decisione arriva sul cellulare di Mentana la telefonata di Michele Anzaldi, il portavoce di Rutelli. Il conduttore di «Matrix» ripete a voce alta di fronte ai giornalisti, a vicepremier e presidente della Camera che Fassino e Rutelli hanno deciso di partecipare alla sua trasmissione perché hanno avuto l'assicurazione che Berlusconi non farà il suo show solitario. Ma è troppo tardi. Fini e Casini determinati vanno via con il loro lungo corteo di auto blu. A quel punto nessuno sa se Fassino e Rutelli daranno loro il cambio. Mentana è sulle spine, si aggira nervosamente tra i giornalisti suoi e quelli delle altre testate assicurando che lui di tutta questa storia non sapeva nulla. «Nei palinsesti non c'era la puntata di "Terra" di questa sera. Basta prendere un qualsiasi giornale. Ne ho sentito parlare la prima volta stamattina dallo staff di Rutelli. Per me è la trasmissione fantasma». Nel vialetto del Tg5 a un certo punto compare Toni Capuozzo che era dato come conduttore del programma speciale con Berlusconi. Lui, veterano dei giornalisti di guerra, si dice tranquillo: «Non capisco questa bagarre. Comunque io non ho il culto della par condicio ma della tv di qualità. Se fossi riuscito a fare un buon programma sarei stato più che soddisfatto». Quando arriva la notizia che Rutelli e Fassino hanno deciso di indire una conferenza stampa e non andare comunque a «Matrix», Mentana è visibilmente contrariato: «Il loro è uno sgarbo immotivato». E ancora «Rutelli invece di chiamare me avrebbe potuto sentire direttamente Casini o Fini e affrontare con il dovuto rispetto degli avversari la situazione». Mentana entra nello studio per spiegar

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