Berlusconi: «Taglieremo anche l'Irpef»
Silvio Berlusconi è una trottola, si divide tra comizi, incontri, riunioni per gli ultimi scampoli di campagna elettorale. E anche il suo staff riesce a stento a stargli dietro. Quella che viene fuori è un'intervista un po' a brandelli nel corso della quale viene tenuta fuori la polemica del giorno, la polemica del coglione: «Parlerò più tardi al comizio della Fiera di Roma», spiega. Per il resto, è un Cavaliere che si lascia andare. Partiamo dall'inizio. Dopo il primo confronto tv, Il Tempo ha aperto le sue pagine ai lettori che avessero voluto mandare consigli, suggerimenti, proposte a lei. In migliaia hanno fatto conoscere il loro parere dalle pensioni agli aiuti alle giovani coppie. Che cosa si sente di rispondere? «Rispondo che molto abbiamo fatto, nonostante una situazione economica difficile, chiediamo altri cinque anni di governo per completare il lavoro. Il nostro è un programma complesso e mi soffermo per ora sui due esempi che lei mi porta. Ai pensionati: dopo aver elevato le pensioni minime a un milione delle vecchie lire, le porteremo a 800 euro. Alle giovani coppie: l'incremento di un milione di posti di lavoro, dopo il milione e mezzo della scorsa legislatura, e il "piano casa" per finanziare la costruzione di nuovi appartamenti e agevolarne l'acquisto». La campagna elettorale che volge al termine è stata una campagna laica, nel senso che si è parlato tanto di tasse e poco di valori. Perché? Eppure proprio i valori sono stati la carta vincente per la rielezione di George Bush nel 2004... «Un capitolo del programma di governo della Cdl ha questo titolo significativo: "I valori oltre la crisi dei valori: libertà, identità, sicurezza". La Casa delle Libertà è nata dalla libertà, nella libertà, per la libertà. Sul solco di questo valore ci siamo mossi nella politica internazionale, in un mondo che ha subito l'attacco del terrorismo. Sul piano interno, non è vero che le tasse non hanno nulla a che vedere con i valori. Prendiamo la famiglia. Per noi è un grande valore, che però non va declinato in astratto. Attenzione alla famiglia, agli anziani, alle donne, ai giovani significa attuare una politica fiscale equa e non oppressiva. Non si può essere per la famiglia e poi fare come la sinistra, che si propone, come primo atto di un governo che non verrà, di aumentare le tasse e inventare nuove gabelle, arrivando con la "revisione degli estimi" a triplicare le tasse sulla casa. Per noi la casa è sacra, come sacra è la famiglia. Libertà è anche libertà da un fisco oppressivo». Per questo ha annunciato la abolizione dell'Ici sulla prima casa? Una tassa che vale un gettito di 2,3 miliardi. Come pensa di coprire l'operazione? «Abolire l'Ici sulla prima casa è un atto di giustizia fiscale perché si tratta di una tassa iniqua che colpisce un bene fondamentale dei cittadini, un bene a cui gran parte dell'87% degli italiani proprietari di case ha conquistato con anni di lavoro e sacrifici. L'Ici sulla prima casa può essere sostituita con una gestione imprenditoriale ed efficiente delle pubbliche amministrazioni, dal ricavato degli accertamenti fiscali in cui saranno coinvolti anche i Comuni, che potranno contare sul 30% delle somme recuperate, e da eventuali compensazioni dello Stato derivanti da ulteriori riduzioni della spesa pubblica improduttiva». E cioé? «L'eliminazione dell'Ici obbligherà finalmente i Comuni a contenere le spese inutili, ad amministrare il denaro pubblico con criteri imprenditoriali. È ora di spezzare il circolo vizioso delle spese impiegate impropriamente per perpetuare il potere: eventi mediatici, appuntamenti indebitamente definiti culturali, convegni con cui la politica alimenta se stessa e rafforza le sue relazioni con gli enti, le associazioni, le cooperative, i gruppi coinvolti nell'organizzazione di tali iniziative. Questi sprechi, che servono al mantenimento del potere e non ai bisogni dei cittadini devono essere eliminati». Ma quali sprechi? «Di sprechi ce ne sono, basti ricordare che recentemente la Corte di Cassazione ha confermato