Veltroni spiazza tutti «L'Ici? Discutiamone»
Un diplomatico «parliamone» - a differenza delle nette stroncature da parte di tutti gli altri esponenti del centrosinistra - è arrivato dal sindaco di Roma Walter Veltroni nel commentare l'affermazione rilasciata dal Premier nel corso del «duello» televisivo moderato da Vespa: «Ci sono 2,5-3 miliardi di euro di Ici per la prima casa - ha commentato - Il Premier come pensa di ricoprire quella cifra?». In parole semplici: c'è un modo per far sì che la promessa fatta davanti a 12 milioni di italiani possa diventare realtà? E non è la prima volta. Infatti lo stesso Veltroni ha ricordato come nel 2001, e più precisamente l'8 giugno - a una manciata di giorni dal voto - Berlusconi avesse annunciato la volontà di «abrogare l'Irap». A far da contraltare al «modello italiano» fornito dal leader di Forza Italia, secondo il parere dei vertici Ds ci sarebbe il «modello Roma»: un modello che dovrà essere portato in Parlamento soprattutto per un tratto che lo contraddistingue, un'«Armatura moderna che abbiamo costruito da cinque anni a questa parte», come ha detto Goffredo Bettini, capolista dei Ds in Senato e attuale presidente della Fondazione Musica per Roma. Una modernizzazione che sarebbe avvenuta grazie all'afflusso di turisti nella Capitale e grazie agli investimenti degli imprenditori stranieri hanno tentato a Roma perché «immersi in un clima di serenità. Sostenere - ha continuato Bettini - un metodo di riformismo significa intraprendere un cammino lungo e paziente, significa essere capaci di lavorare collaborando uno con l'altro». Toni duri al contrario sono stati rivolti da Bettini nei confronti del Governo, considerato alla stregua di un «nemico» da dover contrastare impegnato, come è stato per anni «a risolvere questioni interne alla coalizione, come i problemi derivanti dall'ingresso della Lega. Nonostante questo - ha continuato Bettini - Roma e il Lazio sono pieni di talenti straordinari: un'agricoltura fiorente e delle coste magnifiche». Il modello-Roma, secondo il parere di Piero Fassino, potrebbe fungere da traino all'Italia intera. In un certo senso potrebbe far da traino: «A un paese a crescita zero, dove il reddito delle famiglie è bassissimo e i giovani sono nel precariato». A ricordare quanta strada ci sia ancora da fare per la ricerca scientifica il professor Ignazio Marino, specialista della Chirurgia dei Trapianti che ha ricordato come 20 mila dei 70 mila ricercatori italiani abbiamo messo radici a Roma o nel Lazio e di come solo il 3 per mille di detti ricercatori siano "occupati", ovvero sotto contratto.