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«I miei collaboratori non sono yesman. Anzi a volte esagerano nel rompermi». Poi cita Casanova «Qualsiasi uomo può diventare re»

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Berlusconi continua l'attacco a testa bassa ai leader dell'Unione. In un'intervista al mensile «Pocket» ribadisce di «non aver mai sognato o desiderato di diventare presidente del Consiglio. L'ho dovuto, lo devo e credo che lo dovrò ancora fare per sottrarre il mio Paese ad un destino confuso e illiberale». Poi sostiene che «esiste una corrente culturale e politica cattocomunista che vede nel profitto, nel successo e nell'affermazione individuale un'opera del diavolo. In realtà si tratta di un'invidia sociale che sentono quelle persone prive di iniziativa, incapaci di realizzare qualsiasi progetto. A tal proposito mi vengono in mente molti campioni della sinistra». Poi bordate ai Ds che «fanno affari da anni nell'ombra, in un intreccio perverso tra politica e finanza». I Ds, «raccontano innanzitutto ai loro elettori in buona fede che essi si sono finanziati con le feste dell'Unità e le collette popolari. Un tempo ricevevano dollari da Mosca. Poi, caduta l'Urss, hanno scoperto il mercato. E, come tutti i neofiti, invece di fare impresa hanno fatto gli affaristi». Berlusconi se la prende anche con la magistratura e soprattutto con la «politicizzazione» di questa che lo ha perseguitato con «accanimento». E ricorda l'avviso di garanzia «inventato» che gli è stato mandato mentre presiedeva un Convegno delle Nazioni Unite sulla criminalità organizzata. Accuse naturalmente da cui sono stato assolto per non aver commesso il fatto sette anni dopo». Quanto all'ipotesi di una sconfitta, Berlusocni non la vuole prendere in considerazione ma smentisce un allontanamento dalla politica. «Resterò in trincea fino a quando la nostra libertà sarà in pericolo e gli italiani avranno una giustizia giusta. Ciò si verificherà soltanto attraverso una piena separazione tra giudici e pubblici accusatori». A chi lo accusa di non aver realizzato in tutto e per tutto il programma di governo risponde che «la sinistra si è opposta a tutto. Un'opposizione strumentale e demagogica che ha fatto male al Paese e che ha schiacciato la voce del governo con insulti e calunnie e diffondendo pessimismo e catastrofismo». Berlusconi sottolinea che «la sinistra non ha mai proposto nulla di positivo e ha sempre detto no a tutto». «Io sono buono, bravo e mantengo le promesse- prosegue il premier - gli altri sono cattivi, capaci di tutto e buoni a nulla». Il premier delinea anche il percorso del dopo-elezioni. Il primo obiettivo sarà di «creare insieme agli nostri alleati, il Partito dei Moderati, un'alleanza delle Libertà». Berlusconi parla poi del rinnovamento della classe dirigente: «Sono convinto che in Italia, più che in ogni altro Paese europeo, esista un problema di valorizzazione dei giovani, soprattutto di quelli capaci e meritevoli. Un giovane per ogni over 50? Sono contrario alle quote perchè prescindono dai meriti individuali». Nei prossimi cinque anni quindi l'obiettivo sarà di creare «una nuova e giovane classe dirigente». Berlusconi ha parlato anche del rapporto con i collaboratori. «Non sono degli yes men. Anzi a volte esagerano proprio nel rompermi...». E aggiunge qualche battuta dedicata al privato: «Un minimo di gelosia rende il rapporto verace» e «l'amore prevale sempre». «Mio padre - aggiunge il presidente del Consiglio - è stato il mio primo e più grande amico». Berlusconi chiude citando Giacomo Casanova: «Qualsiasi uomo, se vuole, può diventare anche re».

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