I sequestratori forniscono versioni contrastanti

Il primo a crollare davanti agli investigatori, Mario Alessi, ha giocato d'anticipo scaricando la responsabilità sui complici. Una versione respinta, a quanto si è appreso, da Salvatore Raimondi, anche lui reo confesso dopo oltre otto ore di interrogatori nella questura di Parma e nella caserma dei carabinieri. Accuse gravissime, che non hanno risparmiato Antonella Conserva, compagna di Alessi e responsabile della custodia del bambino nei pochi giorni della prigionia. Tommy, infatti, è stato ucciso quasi subito dai suoi sequestratori, preoccupati per i suoi pianti. Le grida di terrore del bambino avrebbero potuto richiamare l'attenzione di qualcuno e per questo gli sarebbe stato inferto un colpo di badile alla testa, poi risultato fatale. Alessi e Raimondi, entrambi con precedenti penali, avevano subito attirato l'attenzione degli inquirenti. Ma si erano rivelati molto determinati nel sostenere le loro posizioni. Alessi era arrivato persino a lanciare un appello per la liberazione di Tommaso. Un diversivo che però non aveva dissipato i dubbi su un suo possibile ruolo nella vicenda. E ieri, messi alle strette, sono crollati secondo il più classico dei copioni: attaccandosi reciprocamente, senza risparmiarsi un colpo. Due, quindi, e in gran parte diverse tra loro, le versioni del rapimento. A sentire la versione data da Alessi, il bambino sarebbe stato sequestrato e portato via dalla sua casa a bordo di uno scooter. dopo pochissima strada, però, ci sarebbe stata una caduta dal mezzo e il piccolo avrebbe cominciato a piangere così forte da preoccupare i sequestratori di essere scoperti. Per questo Tommaso fu ucciso o nascosto già gravemente ferito dalla caduta. Diversa la versione di Raimondi, il quale ha ammesso di aver preso parte al sequestro, non ha parlato della caduta dallo scooter ed ha detto che la morte del piccolo è avvenuta in sua assenza. Alessi era da giorni formalmente indagato per sequestro di persone, Raimondi era tremendamente sospettato per quell'impronta digitale lasciata sullo scotch utilizzato per legare i genitori di Tommaso ed il fratellino: un marchio che è stato la sua condanna. Di fronte a queste ricostruzioni, diventa adesso molto importante la deposizione dell'ex compagna di Alessi. Nel folle piano della banda, la Conserva doveva infatti occuparsi della logistica e della custodia di Tommaso, seguendolo da vicino. Ma altri elementi potrebbero essere emersi anche dal blitz dei carabinieri e della polizia eseguito nella mattinata di ieri, con 28 perquisizioni e decine di persone portate negli uffici per essere interrogate. Soprattutto i manovali che lavorarono nella ristrutturazione di Casalbaroncolo, l'abitazione degli Onofri, il teatro del sequestro: fra questi Alessi e la sua compagna. Ore ed ore di incroci, verifiche, fino alla confessione finale. Alessi è uscito in manette poco dopo le 19,30, spinto dentro la macchina della squadra mobile per accompagnare oltre sette pattuglie della polizia sul luogo dove il piccolo Tommaso fu nascosto. Doveva essere un sequestro lampo, forse per estorcere denaro a Paolo Onofri, il padre di Tommaso, facendo leva sul suo incarico di direttore postale che fece gola. Un colpo improbabile e maldestro. Finito a pochi metri dall'argine del fiume Enza, dove nell'oscurità i vigili del fuoco hanno cercato il piccolo cadavere, e dove la gente, curiosa, attirata dai lampeggianti, si è fermata. Qualcuno anche per pregare e, forse, a pensare che un mese fa, Tommy era a casa sua, a cenare con i genitori e il fratellino.