Il sogno del Cav è il partito del popolo italiano

Silvio Berlusconi prende la parola davanti alla platea del 30° congresso del Partito Popolare Europeo e si concede subito un fuori programma. Sarà l'unico visto che il premier, presente come leader di FI a questa seconda giornata romana del Ppe, recita il ruolo del perfetto ospite evitando qualsiasi esternazione al di fuori del suo intervento scritto. Berlusconi arriva all'hotel Cavalieri Hilton poco dopo le quattro, evita la folla dei giornalisti ed entra nella sala dove viene accolto da un caloroso applauso e da una bambina che gli porge un omaggio floreale. Il premier prende posto al fianco del presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso nel tavolo riservato ai capi di governo presenti. Nell'altro tavolo posizionato sul lato opposto del grande palco, infatti, sono seduti i rappresentanti dei partiti italiani che aderiscono al Ppe (l'azzurro Bondi, il segretario Udc Cesa, il leader dell'Udeur Mastella) e il presidente della Camera Casini. Berlusconi ascolta con molto interesse gli interventi di chi lo precede. In primis quello di Pier Ferdinando Casini che, ad un certo punto, afferma: «Lavoreremo per unire i moderati, costruendo un partito popolare, perno dell'alternativa alla sinistra». Il premier applaude convintamente. Poi è la volta del presidente del Ppe Wilfried Martens che esprime il proprio auspicio affinché quanto detto da Casini diventi realtà. Quella del presidente del Consiglio italiano diventa così la naturale chiusura del cerchio. Un cerchio che trova in Gianfranco Fini, presente al congresso come «uditore», un convinto sostenitore. Il leader di An arrivato nel primo pomeriggio al Cavalieri Hilton ha prima ammesso che l'ipotesi di costruire la casa italiana del Ppe può essere presa in considerazione «dopo le elezioni». Poi interrogato dai giornalisti sulle parole del premier ha risposto: «Dov'è la novità...» E anche Casini rinvia a dopo le elezioni qualsiasi progetto costituente. «Ora pensiamo a vincere - dice commentando le parole di Berlusconi -. Ci vuole una forte discontinuità politica ed organizzativa. Un eventuale partito comune deve nascere da una meditazione profonda». E così, la Cdl, visse per un giorno felice e contenta. Tutt'altro che contento, invece, il leader dell'Udeur Clemente Mastella che ha lasciato il congresso in polemica con il presidente Martens e con il capogruppo Poettering che avevano apertamente «tifato» per una vittoria del centrodestra alle prossime elezioni. Mastella, che al termine del suo intervento è stato fischiato, ha lasciato la sala prima dell'intervento di Martens. «Ci sono tedeschi simpatici come il Papa - ha detto - e maleducati come Poettering. Visto che io sono nel Ppe da moltissimi anni in quanto deputato della Dc mi sarei aspettato che, correttamente, lui e Martens facessero gli auguri di vittoria anche al mio partito. Non l'hanno fatto, sono stati scortesi. Ma io vado avanti».